La deriva "criminale" dei no vax. Bassetti: "Terroristi da punire"

Filtro contro le fake news sui vaccini e punizioni esemplari per gli atti intimidatori. La proposta dell’infettivologo genovese e i quesiti costituzionali che solleva

La deriva "criminale" dei no vax. Bassetti: "Terroristi da punire"

Dalle fake news sui vaccini sparate sui social alle minacce di morte, fino a vere e proprie azioni intimidatorie. Il movimento no vax sta vivendo una deriva pericolosa che ha nel mirino la campagna vaccinale in corso. Prima la porta di ingresso dell’Iss incendiata, poi la bomba carta gettata in un centro vaccinale di Brescia. Un’escalation della propaganda anti vaccino che va fermata secondo il professor Matteo Bassetti, da mesi sotto scorta dopo le ripetute minacce di morte inflitte mezzo social da sedicenti no vax.

In un post, il direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova ha lanciato la proposta di criminalizzare gli atti intimidatori come azioni terroristiche che, attaccando un servizio pubblico garantito dallo Stato, sono un attacco allo Stato stesso. Ma la provocazione del professore, oltre a scatenare l’indignazione dei vari gruppi no vax, solleva un dilemma: come conciliare il dovere dello Stato di proteggere i cittadini da fake news dannose per la salute con il diritto di espressione di un gruppo che rivendica la libertà costituzionale di dire la sua.

"Per colpire - spiega a ilGiornale.it Vittorio Angiolini, professore di diritto costituzionale all'università Statale di Milano - il ‘falso consapevole’, cioè chi diffonde notizie la cui falsità è evidente, serve per prima cosa un organo qualificato per la valutazione attenta delle informazioni scientifiche trasmesse mezzo social”. Ma perché si possa mettere un freno alle fake news no vax manca un presupposto. “Per considerare la propaganda contro il vaccino un atto contro lo Stato, - chiosa Angiolini - ne andrebbe introdotta per legge l’obbligatorietà, cosa che data la situazione di emergenza sarebbe compatibile con i principi costituzionali. Solo così una campagna disinformativa fatta volutamente per intralciare la vaccinazione sarebbe contraria alla legge dello Stato. E quindi punibile”.

Una soluzione che non convince, invece, Renato Balduzzi, professore di diritto costituzionale all’università Cattolica di Milano. “L’introduzione dell’obbligatorietà al vaccino - ci fa notare l’ex ministro della Salute del governo Monti - non implicherebbe la criminalizzazione automatica di opinioni contrarie o che agiscono per limitarne l’applicazione. La nostra è una democrazia aperta che si difende dai suoi nemici attraverso gli strumenti della democrazia: persuasione, educazione e vigilanza nei confronti di quanti diffondono informazioni false o pericolose. Per l’intervento dell’istituzione serve un’azione materiale, cosa già prevista dal codice penale. Criminalizzare l’opinione, anche quando risibile o potenzialmente nociva, è sempre pericoloso”.

Ma l’infettivologo genovese, come puntualizza a ilGiornale.it, non chiede di zittire quanti dissentono o dubitano sull’efficacia del vaccino, ma di bloccare le fake news dannose per la riuscita della campagna vaccinale e colpire con misure esemplari chi passa dalla disinformazione no vax alle minacce di morte.

In che clima nasce la sua proposta, forte, di fare una legge per criminalizzare come “terroristi” i no vax?

"La mia proposta non è di criminalizzare tutti i no vax, ma di considerare come terrorista chi tra loro compie atti criminali. Quelli che bruciano la porta dell’Istituto superiore di sanità, quelli che hanno messo una bomba carta al centro vaccinale di Brescia e quelli che giornalmente minacciano di morte chi si esprime pro vaccinazioni. Credo che oggi si possa discutere dal punto di vista scientifico, ponendosi in antitesi al vaccino anti Covid. È legittimo. Ma siamo in una situazione di emergenza e si è dimostrato sul campo che il vaccino funziona, abbattendo drasticamente decessi e contagi. Per cui, oggi, schierarsi contro la vaccinazione con posizioni ideologiche prive di fondamento scientifico e strumenti criminali è un’azione contro lo Stato. È lo Stato che somministra il vaccino e chi cerca di impedirglielo compie un atto terroristico".

Cosa chiede alla politica?

"Per quanto riguarda la politica, intanto, non ho sentito le parole che avrei voluto sentire sull’attacco al centro vaccinale di Brescia. Un fatto grave che dovrebbe scatenare una decisa critica bipartisan. Invece, mi sembra che sia stato rapidamente derubricato come un fatto di cronaca nera o locale. Questo perché si continuano a considerare questi movimenti in maniera un po’ naïf, ma è sbagliato. Ci vorrebbe una presa di posizione netta da parte di tutta la politica, perché sappiamo bene che i movimenti no vax o vaccino scettici hanno fatto capolino anche all’interno di alcune formazioni politiche, di destra, di sinistra e di centro.

È arrivato il momento per la politica di prendere le distanze da posizioni antiscientifiche. Nessuno dice che un vaccino non possa avere degli effetti collaterali o che non debba essere limitato per una certa fascia di età se ha un senso farlo. Dopodiché, se l’ente regolatorio lo approva, afferma che i rischi sono minori dei benefici, lo Stato lo somministra gratuitamente e qualcuno va a dire sui social che il vaccino non va fatto perché uccide, quell’affermazione deve essere limitata. Non solo dalla politica, ma anche dal web. Facebook e altri social hanno già preso dei provvedimenti, ora su questo fronte serve un intervento netto dei legislatori. Ci vorrebbe un filtro su questo tipo di disinformazione in grado di compromettere la campagna vaccinale".

In un recente articolo del British Medical Journal, in cui si esamina l’ipotesi di criminalizzare le fake news sui vaccini, si riportano due dati: l’80% delle persone usa internet per cercare informazioni sui vaccini e il 65% dei contenuti sui social più seguiti ne scoraggia l’uso. Quanto può impattare la propaganda no vax sulla campagna vaccinale?

"Tantissimo. Per questo uno Stato libero deve introdurre un controllo per le notizie che sono scientificamente false. Non esiste che sul web si dica che 100 persone sono morte per il vaccino quando magari è una soltanto. O che il vaccino ha chissà quale effetto collaterale e serve ad arricchire Bassetti piuttosto che qualcun altro. Va imposto un limite legale. Mi pare paradossale che io debba avere la polizia davanti alla porta di casa perché promuovo un trattamento che fa bene allo Stato. Dovrebbe esserci qualcun altro ancora più interessato di Bassetti a promuovere il vaccino. Le istituzioni non possono lasciare la bandiera pro vaccini da sventolare a noi uomini di scienza la bandiera e loro tirarsi indietro. Non è così che si fa. Mi sembra una cosa indecorosa non degna di un paese civilmente e scientificamente evoluto. Così le istituzioni non vengono viste come sufficientemente o scientificamente elevate e nel mirino restano quelli che secondo i no vax sono i promotori del vaccino, gli uomini scienza appunto. Io, invece, vorrei uno Stato forte che si prenda la responsabilità di dire: "La metto io la faccia non ce la dovete mettere voi".

In Francia, Germania, Russia sono state approvate leggi contro la disinformazione sanitaria. A partire dal 2018, la Germania ha richiesto alle piattaforme social di rimuovere entro 24 ore le fake news e ogni incitamento all'odio, minacciando multe fino a 50 milioni di euro. Anche noi dovremmo muoverci in questa direzione per togliere il principale megafono, i social, alla propaganda no vax che degenera?

"Ma sicuramente. È quello che sta succedendo ovunque. Le piattaforme social che permettono disinformazione nociva, insulti, istigazione all’odio e alla violenza dovrebbero essere penalmente perseguite. Ma ci vorrebbero anche dei provvedimenti dimostrativi ogni tanto. Se il Burioni di turno riceve dieci minacce di morte, lo Stato dovrebbe mandare la polizia a perquisire le case di quelle dieci persone che lo hanno minacciato di morte o metterle sotto inchiesta. Così la prossima volta ci pensa due volte prima di scrivere insulti su Facebook. Oggi i social media hanno una risonanza enorme rispetto ai giornali. Un quotidiano ha una tiratura massima di 200 mila copie, mentre un post che mi minaccia di morte può avere 1 milione di visualizzazioni. Che vuol dire che l’insulto è tanto più grande quanta più gente lo legge. Per questo lo Stato deve essere inflessibile contro chi si trincera dietro una tastiera per sparare minacce. Avere idee diverse va benissimo ed è giusto che ci sia la libertà di espressione, ma la tua libertà finisce esattamente nel momento in cui travalichi in un sentimento di odio, in una minaccia o in un insulto".

Come bisognerebbe agire in questo caso?

"Basterebbe prendere dieci o venti di questi leoni da tastiera e fargli pagare una multa o interdirli dall’utilizzo dei social. Così gli altri capirebbero che non si scherza. Mi pare che anche lì si sia fatto poco a livello di controllo. Noi abbiamo la polizia postale ma bisognerebbe fornirla di strumenti maggiori. Che tutto ormai arriva dal web è chiaro, quindi anche la giustizia dovrebbe specializzarsi di più in questo settore. Le istituzioni devono entrare in quella macchina perversa che sono i social in cui tutto si muove.

Serve più avere un profilo Facebook che un sito internet che non guarda più nessuno. Vogliamo smetterla di rincorrere e provare a mordere su queste tematiche? Altrimenti succede che una mattina proponi 100 vaccini e 30 persone ti dicono no grazie. Questo è il risultato della campagna denigratoria e di disinformazione che è stata fatta su AstraZeneca. Avremo un ritardo nella campagna vaccinale e alla fine a rimetterci sarà lo Stato. Le attività produttive partiranno dopo, le scuole apriranno dopo, gli ospedali saranno più pieni, gravando sul bilancio dello Stato. Se non si capisce che intralciare la campagna vaccinale è fare male allo Stato, vuol dire non aver capito niente".

Ma così non c’è il rischio che di limitare la libertà di espressione non solo di chi fa disinformazione pericolosa, ma anche di chi ha solo dei dubbi legittimi?

"Non si tratta assolutamente di essere contro il diritto a una libera espressione. Ma se sul web si promuove un’informazione contro i vaccini priva di basi scientifiche si fa propaganda contro lo Stato. E lo Stato ha il dovere di intervenire".

Se l’informazione sanitaria viaggia sui social, lo Stato e le istituzioni scientifiche non potrebbero usarli per incrementare la fiducia delle persone nei vaccini, smorzando la paura cavalcata dalla disinformazione no vax?

"Certo. I social sono sempre stati un po’ snobbati dalle istituzioni scientifiche che non hanno ancora capito che ormai l’informazione passa dal web e da Facebook, Instagram, YouTube. Ponendosi con un atteggiamento distaccato, altezzoso si manca là dove bisognerebbe esserci. È ora di scendere dal piedistallo e smetterla di comunicare solo attraverso la conferenza stampa televisiva o le riviste scientifiche internazionali. Non percorrere quel tipo di comunicazione significa non raggiungere la maggioranza delle persone.

E quindi mancare il compito di un’istituzione, che è quello di fare informazione e formazione sui vaccini. Se non si arriva al web si molla la presa. Un vuoto colmato dalla propaganda no vax che, a colpi di fake news, genera paure e sfiducia nei vaccini in quanti, tanti, si abbeverano alla fonte dei social".

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