Cronache

Trapani, la Diciotti entra in porto. Ma Salvini non autorizza lo sbarco

La nave coi migranti in porto. Continua l'inchiesta sulla rivolta. Il ministro: "Due individuati, quattro da identificare"

Trapani, la Diciotti entra in porto. Ma Salvini non autorizza lo sbarco

È rimasta per alcune ore al largo di Trapani, vicono all'isola di Favignana. Poi la nave Diciotti della Guardia Costiera si è avvicinata al porto e stava per entrare quando ha invertito la rotta e, intorno alle 12, si è fermata in rada. Solo nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti del Mit, alla Diciotti è stato autorizzato lo sbarco a Trapani. Ma, per ora, i migranti non toccheranno terra. Salvini, infatti, non intende cedere. "Io non do alcuna autorizzazione a nessuno a scendere dalla Diciotti - ha detto - se qualcuno lo fa, se ne assume la sua responsabilità".

L'arrivo era previsto già ieri pomeriggio. Poi però lo sbarco è slittato alla serata, ancora a stamattina alle 8, per arrivare a soluzione solo nel pomeriggio. Ma le indagini della squadra mobile e dello Sco, saliti ieri sera a bordo, hanno costretto il comandante a rallentare la rotta. Salvini in fondo era stato chiaro: nessuno sbarco sarà autorizzato se i migranti che si sono macchiati del tentato ammutinamento non scenderanno in "manette".

La vicenda dei 67 immigrati inizia la sera del 9 luglio, quando la Vos Thalassa li recupera da un barcone al largo della Libia. Le indicazioni del Viminale invitano il rimorchiatore italiano a coordinarsi con la Guardia costiera libica per consegnare i clandestini alle autorità di Tripoli. Poi, però, avviene l'imponderabile. Alcuni migranti si accorgono che la nave sta facendo rotta verso Sud. Protestano, circondano un ufficiale e lo minacciano. La Vos Thalassa, come risulta dalle mail inviate alla Capitaneria di porto italiana, chiede l'intervento della Marina di Roma. Toninelli autorizza il trasbordo dei migranti dal rimorchiatore alla Diciotti, provocando l'irritazione di Salvini.

Lo scontro tra M5S e Lega si è protratto fino ad oggi. Prima Di Maio, che ha definito "inimmaginabile" l'eventualità di chiudere i porti anche alle imbarcazioni italiane. Poi è stato il turno del ministro Trenta, che in una intervista Avvenire ha sfidato Salvini sull'accoglienza (schierandosi pure a difesa delle Ong). Ora la partita si sposterà sul piano dell'ordine pubblico e della giustizia. Il ministro dell'Interno non è disposto a cedere: intende vedere in galera i migranti che, con la loro rivolta, hanno impedito il contatto tra marina libica e Vos Thalassa.

Secondo quanto riporta Repubblica, da Innsbruck dove si trovava per il vertice con gli altri ministri dell'Interno, Salvini avrebbe telefonato al capo di gabinetto al viminale per avere notizie dalla Diciotti. "Guarda che io insisterò sul fatto che questi devono scendere da bordo in manette - avrebbe detto - Altrimenti non sbarca nessuno. Quanti ne hanno beccati?". Poi avrebbe raccontato: "A quanto pare due sono stati già individuati e altre quattro sono da identificare". E sul blitz dei pm che non intendono emettere ordini di arresto prima dello sbarco in porto, aveva replicato: "Basta una telefonata ai magistrati delle forze dell’ordine presenti sulla nave. Su questo non transigo, sono dei violenti che hanno dirottato una nave".

Mentre la Diciotti è ferma in porto, le autorità italiane hanno sottoposto a indagine un ghanese e un sudanese, idenficati e denunciati da personale della polizia per violenza, minacce e dirottamento. Ma a decidere eventuali provvedimenti, compresi i fermi sarà la Procura di Trapani, solo dopo avere esaminato il rapporti della Squadra mobile e dello Sco quando la nave attraccherà. Non prima.

Continua così il braccio di ferro. Tanto che Salvini non intende autorizzare lo sbarco. "Chi deve decidere ha tutto il tempo necessario per farlo: non faccio il magistrato, non faccio l'avvocato, non faccio il poliziotto, faccio il ministro e cerco di fare rispettare l'ordine pubblico", ha spiegato Salvini che precisa che in "procura stanno lavorando e attendiamo l'esito del loro lavoro, senza voler influenzare nessuno". Ma lui vuole vederci chiaro: "Qua qualcuno prende in giro gli italiani - ha detto - e le ipotesi sono due: o lo fanno i migranti violenti oppure ha mentito qualcuno che ha denunciato una violenza che non c'è stata. Se qualcuno ha mentito, questi devono pagare. Se sono stati i migranti, scendono in manette, se sono stati gli armatori pagano civilmente e penalmente". Resta, dunque, la linea dura. "Io non ho voglia di farmi prendere in giro.

Fino a che non ci sarà chiarezza su questo, io da ministro dell'Interno, da vice premier, e da papà, non do autorizzazione a nessuno a scendere".

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