La nessuna autorevolezza del latitante presidente del Senato Pietro Grasso ci costringe ad assistere a uno spettacolo turpe di esaltazione dell'ignoranza, di disprezzo delle regole, di violazione della par condicio.
In televisione, oltre alle dosi quotidiane di Berlusconi, siamo sopraffatti dal presenzialismo pseudomoralista di Ambra Di Maio che minaccia repulisti, espulsioni, fuori da regole condivise e in nome di una mortificazione della funzione di rappresentanza, compresa la libertà di deputato dal vincolo di mandato, principio elementare di ogni democrazia. Si aggiunge la farsa del falso pentito camorrista che, da siparietto televisivo si fa motivo di indignazione sul nulla.
Così dobbiamo leggere dichiarazioni di Raffaele Cantone, e assistere al silenzio di un inadeguato leader di partito che, nel ruolo sospeso di seconda carica dello Stato, non difende la dignità dell'istituzione che dovrebbe rappresentare; e non pretende il rispetto della par condicio come se dovesse umiliarsi e nascondersi dietro la valanga di fango di un candidato senza titoli, senza meriti, sfascista, il cui obiettivo è screditare ulteriormente le istituzioni, prive della
capacità di difendersi dall'ignoranza. La scelta di guidare un partito ha tolto a Grasso l'autorevolezza e ha lasciato il campo allo sfrenato dilettantismo di chi ha trovato terreno fertile nella debolezza delle istituzioni.
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