Europa

Il dovere di resistere alla trappola tedesca

È uno scontro surreale, che porta a dubitare dell'idoneità politica di chi è impegnato nel braccio di ferro sulla riforma del Patto di Stabilità

Il dovere di resistere alla trappola tedesca

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È uno scontro surreale, che porta a dubitare dell'idoneità politica di chi è impegnato nel braccio di ferro sulla riforma del Patto di Stabilità, che ha lo scopo di garantire la sana e ordinata crescita delle economie in Europa, e sul via libera al Meccanismo di Stabilità (Mes), il salvagente finanziario dei sistemi bancari, che vede l'Italia unica resistente, con profonda irritazione delle burocrazie di Bruxelles.

Posto che il vecchio Patto di Stabilità ha fatto bene alle economie europee solo quando è stato sospeso a causa della pandemia, si resta basiti dalla capziosità delle argomentazioni di alcuni ministri tedeschi e loro satelliti, tesi a dimostrare che il governo Meloni sta ricattando l'Europa per ottenere corsie preferenziali nell'ambito del nuovo Patto.

Ma cari amici tedeschi, non c'è nessun ricatto, la posizione italiana è chiarissima: il Mes, come il Patto di Stabilità, sono tessere di un mosaico che sarà completo solo quando sarà attiva anche l'Unione Bancaria (che prevede la garanzia europea dei depositi), senza la quale la costruzione Europa resterà monca epperò congeniale per i partner con meno debito. E poiché il varo dell'Unione Bancaria - che in un certo senso apre la strada alla messa in comune dei debiti - viene ostacolato da almeno una decina d'anni proprio da Berlino, non si comprende perché l'Italia debba favorire l'introduzione di uno strumento probabilmente ambito soprattutto dal sistema bancario tedesco, accettando una formulazione del Patto di Stabilità che non ne aiuta la crescita. Tanto più che proprio la Germania, che in quanto a mancato rispetto del Patto ha molto da insegnarci (basti ricordare l'operazione di occultamento di 69 miliardi di spese aggiuntive per non finire nel mirino di Bruxelles), chiede al nuovo Patto una proroga della deroga alla disciplina sugli aiuti di Stato.

Di fronte a ciò, non si vede dove sia lo scandalo se l'Italia chiede l'esclusione dal vincolo del pareggio di bilancio per gli investimenti nella difesa e nelle varie transizioni facendo «pacchetto» con l'ok al Mes che, in attesa dell'Unione Bancaria, equivarrebbe a un gesto di buona volontà che l'Europa dovrebbe apprezzare.

Ma se nonostante la migliore disponibilità non si dovesse arrivare all'accordo su una comune formulazione del Patto, non resta che l'opzione di un regime transitorio in attesa di arrivare a un risultato condiviso. A maggior ragione in una fase in cui l'economia frena non solo in Italia ma in tutta Europa, con l'inflazione che fatica a calare e la Bce che insiste sulla strada della politica monetaria restrittiva. Un Patto che sia in armonia con i trattati fondativi, è necessario solo se si vuole marciare verso debiti, rischi e investimenti comuni.

Altrimenti è solo una trappola dalla quale è meglio prendere le distanze.

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