Ad assistere al primo confronto, potrebbe definirsi scontro, in rosa in Parlamento tra la premier Giorgia Meloni e il capo dell'opposizione Elly Schlein si ha l'impressione di avere di fronte due mondi distinti e distanti. Per alcuni versi incompatibili. Non solo nelle proposte, cosa ovvia, ma anche nei modi. Nel linguaggio. Nei sentimenti. Il sole e la luna. Sull'economia, sui diritti sociali, su quelli civili. Più pragmatica, concreta la Meloni. Più evanescente, pindarica la Schlein.
E fin qui ci siamo. Semmai sarebbe stato strano il contrario. Quello che, invece, non è condivisibile nelle premesse del duello che caratterizzerà la prossima stagione politica è la viscerale contrapposizione, per alcuni versi l'insulto appena camuffato, che caratterizza il confronto. Specie per volontà della sinistra. Accusare il governo di strage per il naufragio di Cutro è davvero un'enormità che rasenta la follia. Ieri in Parlamento la tesi non è stata ripetuta apertamente dall'opposizione, ma sono stati espressi tutti i suoi corollari. Sul fisco i due schieramenti parlano lingue diverse, non si comprendono. Sui diritti civili sono agli antipodi.
Siamo quindi ad una polarizzazione dello scenario politico. Un processo che, al di là delle differenze, esclude ogni punto di incontro. Ma, soprattutto, ogni problema diventa argomento di speculazione politica. Ieri, a proposito degli scontri tra tifosi a Napoli, c'è chi è arrivato a criticare il ministro Piantedosi per non essersi comportato «da questurino». Uno stile che fino ad una settimana fa era rinfacciato all'inquilino del Viminale come un'«offesa» adesso viene additato come una «carenza».
Il punto è che l'incomunicabilità tra le anime del Parlamento avviene in una fase complicata, nella quale a guai si aggiungono altri guai che spesso esigerebbero un dialogo collaborativo. Magari ce ne siamo dimenticati ma c'è una guerra in corso in cui siamo più o meno coinvolti. Addirittura è saltata fuori la notizia che qualcuno a Mosca avrebbe messo una taglia sul nostro ministro della Difesa. Una denuncia addirittura inverosimile nella sua gravità ma sulla questione l'opposizione è rimasta afona, neppure una parola di solidarietà. Siamo alle prese con un esodo di disperati che arrivano sulle nostre coste di dimensioni bibliche, che pretenderebbe come minimo un impegno comune. Invece niente. E, dato che ci mancava, stiamo assistendo ad una crisi finanziaria che fa saltare banche negli Stati Uniti e, da ieri, anche in Europa, visto che un istituto in attività da oltre 150 anni come il Credit Suisse rischia un fallimento dalle conseguenze imprevedibili. Ieri maggioranza e opposizione avrebbero potuto lanciare insieme un segnale alla Bce, sulla scia delle parole del Governatore di Bankitalia, chiedendo di evitare - o limitare - l'aumento dei tassi d'interesse (la decisione sarà presa oggi) per non stressare in un momento così delicato il nostro sistema bancario. Ma anche qui niente.
La verità è che questo processo di polarizzazione del quadro politico, che si porta dietro un tentativo dell'opposizione di delegittimare il governo, ci rende orfani del tutto di un'«attenzione» che tutti dovrebbero dimostrare, sia pure nelle differenze, verso l'interesse nazionale.
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