Coronavirus

E ora i politici scoprono lo smart working

C'era qualcosa di drammatico nello sketch involontario del presidente del Consiglio che all'ultimo momento ha fermato la stretta di mano con il dirigente della Protezione civile che lo accoglieva

E ora i politici scoprono lo smart working

Porgi l'altro gomito. C'era qualcosa di drammatico nello sketch involontario del presidente del Consiglio che all'ultimo momento ha fermato la stretta di mano con il dirigente della Protezione civile che lo accoglieva. Gesti naturali che diventano furtivi e anzi autodenunciati, goffi tentativi di salutarsi in modo alternativo offrendo parti del corpo escluse ancestralmente dai rituali.

Fare politica in Italia è diventato un mestiere più pericoloso del pilota da caccia nei giorni angosciosi dell'epidemia. Il Coronavirus contagia in modo subdolo anche i personaggi pubblici che vivono di strette di mano, abbracci e frequentazioni in luoghi sovraffollati.

I social, che non risparmiano nessuno, si stanno divertendo con il solito umorismo nero da tastiera alle spalle dei politici che non hanno lesinato uscite pubbliche nelle ultime settimane. Il segretario Pd Zingaretti, ammalato da due giorni, viene sbeffeggiato come uno stolto untore per l'happy hour con i giovani sui Navigli a Milano. Persino Mattarella, nei giorni scorsi febbricitante ma in ottima salute, è deriso per l'abbraccio di solidarietà concesso agli scolari cinesi di Roma.

Rivediamo tutto, i valori si sono invertiti all'improvviso. Il politico algido che restava chiuso in una torre d'avorio e salutava a stento era considerato un prodotto altero del Palazzo; oggi chi sta a casa rispetta il protocollo ed è una persona assennata. Al contrario chi dispensava baci e selfie, ultimo Salvini, è bollato alla stregua di uno sconsiderato.

La sospensione di tutte le prossime campagne elettorali per l'epidemia (subito il referendum sul taglio dei parlamentari, forse le Regionali) innescherà una svolta epocale. Quando si riparlerà di elezioni, nessun partito oserà proporre modelli tradizionali di propaganda, ormai ritenuti pericolosi per la salute pubblica. Chi oserà proporre cenoni elettorali con duecento posti a tavola in pizzeria? Chi resterà sul palco dopo il comizio a dispensare abbracci e parole di incoraggiamento al militante? Robe da irresponsabili.

Molti politici italiani godono la meritata fama di non aver mai trascorso un giorno di lavoro in un'azienda. Però toccherà anche a loro reinventarsi, al pari di milioni di cittadini che ogni giorno prestano la loro opera in uffici pubblici o privati. Quello che per un normale dipendente diventa smart working (il lavoro a casa), per i leader di partito e gli eletti costituisce l'opportunità di creare alternative al contatto diretto, veicolo di contagio per eccellenza.

Ci hanno provato negli ultimi anni sia Renzi che i grillini a sostituire comizi e riunioni tradizionali con dirette social, newsletters, tweet e post. Strumenti utili alla formazione del consenso, ma che non potranno mai sostituire la presenza fisica del candidato a caccia del vostro voto.

Corsi e ricorsi rivoltano ciclicamente anche la vita politica. Eravamo disamorati dalla presenza invadente di tanti pseudo leader di risulta, ma purtroppo l'attuale auto isolamento generalizzato coincide con la più spaventosa limitazione del diritto di circolazione nella storia della Repubblica. Ridateci un Paese dove non rischi di ammalarti se bevi uno spritz in un locale affollato con lo Zingaretti di turno.

Gabriele Barberis

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