Coronavirus

Ecco i veri numeri sulla "bomba Croazia": cosa non torna

In Croazia i contagi quotidiani sono ben al di sotto dei valori registrati in Italia. Eppure il Paese è finito nell'occhio del ciclone

Ecco i veri numeri sulla "bomba Croazia": cosa non torna

Tutti i riflettori sono puntati sulla Croazia, una delle mete predilette dei vacanzieri italiani nonché un Paese in cui la curva dei contagi sarebbe pericolosamente tornata a salire. Se la situazione sanitaria rischia di peggiorare anche in Italia, sostengono i più, la causa è da imputare ai viaggiatori che hanno scelto di passare qualche giorno di relax oltre l'Adriatico.

I numeri della Croazia

Ma quali sono i veri numeri della Croazia? Innanzitutto dobbiamo sottolineare che i contagi quotidiani sono ben al di sotto dei valori registrati in Italia. Nelle ultime 24 ore, infatti, le infezioni croate sono state 151 mentre quelle italiane ben 479, ovvero più del doppio. Dopo di che è utile fare un ragionamento: questa nazione è davvero una bomba a orologeria oppure qualcuno ha esagerato?

La sensazione è che la risposta giusta possa essere la seconda. E per un motivo molto semplice. I contagi, in Europa, sono risaliti un po' ovunque. La Croazia non ha dovuto fare i conti con dati nettamente più elevati, come invece accaduto per Spagna o Francia. Eppure è finita nell'occhio del ciclone.

La posizione del governo croato

Nella giornata di Ferragosto, ha sottolineato l'agenzia Adnkronos, la Croazia ha segnalato 162 nuovi casi di coronavirus e due decessi. Certo, i numeri attuali sono peggiori rispetto a quanto rilevato a febbraio, durante la prima ondata. Ma è pur vero che stiamo parlando valori in calo, visto che il 14 agosto ci sono stati 208 contagi e giovedì 180. Il picco della prima ondata, rilevato il primo aprile, si era fermato a 96 infezioni.

Il ministro della Sanità, Vili Beros, è stato chiarissimo nello spiegare la situazione a Rtl: "Abbiamo accettato consapevolmente il rischio e deciso di far andare avanti la vita e il turismo. Senza turismo, uno dei settori chiave per la Croazia, sarebbe stato molto peggio". Dello stesso avviso il presidente Zoran Milanovic. Per evitare di perdere il controllo della situazione, bar, ristoranti e locali notturni dovranno chiudere a mezzanotte.

Calcolatrice alla mano, dall'inizio dell'emergenza sanitaria i casi confermati in Croazia hanno superato la soglia delle 6.500 unità, mentre i decessi sono 166. I casi attivi sono 1.062; in Italia, giusto per fare un confronto, 14.404. Ecco perché ha poco senso considerare il Paese croato una meta pericolosa.

Allarme da ridimensionare

È pur vero che nello Stato croato ci sono 820mila presenze straniere, e quindi è possibile che i contagi possano trasmettersi da uno Stato all'altro sfruttando gli spostamenti dei viaggiatori. Numeri alla mano, il rischio non sembra tuttavia maggiore rispetto ad altri luoghi.

Preoccupano i contagi di ritorno, cioè quelle infezioni portate in Italia da soggetti rientrati dalle vacanze o da viaggi effettuati all'estero. Diversi giovani tornati nel nostro Paese dalla terra croata hanno trasmesso il virus a parenti e amici, creando veri e propri focolai. Da qui l'allarme e la decisione del governo di imporre il tampone al rientro per i turisti provenienti da Spagna, Grecia e, appunto, Croazia.

Innegabile tuttavia evidenziare l'atteggiamento mostrato da qualche turista straniero, in Croazia così come in altri Paesi. Diversi ragazzi italiani hanno raccontato che pochi, nei locali croati, indossavano le mascherine. Altri, come nel caso dei ragazzi intervistati dal Tg1 a Pag, hanno dimostrato di prendere un po' troppo sotto gamba l'emergenza coronavirus.

In ogni caso è bene ridimensionare l'allarmismo sulla Croazia.

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