Corridoi per il cibo e aree rosse: la cintura per isolare i focolai

Dai comuni isolati non si potrà entrare né uscire. Garantito arrivo di cibo e farmaci. Ora si punta a fermare il contagio

Corridoi per il cibo e aree rosse: la cintura per isolare i focolai

L’ordine uscito dal consiglio dei ministri straordinario tenuto sabato sera è abbastanza chiaro: isolamento totale dei paesi dove sono stati registrati i contagi. I focolai diventano “zona rossa” e da qui sarà impossibile entrare ed uscire.

Ma la domanda che in molti si sono posti, in primis i cittadini delle aree interessate, è come questa misura verrà fatta rispettare. In che modo cioè sarà fisicamente garantito il mancato accesso o la mancata uscita dai paesi isolati. E, di conseguenza, come verrà garantito che persone contagiate o potenzialmente a rischio raggiungano altri luoghi.

Il piano scattato dopo che il nostro paese è risultato essere il più colpito fuori dall’Asia dal coronavirus, come spiegato nella conferenza stampa di ieri sera dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, vedrà l’impiego delle forze dell’ordine. Saranno agenti della Polizia e militari dei Carabinieri in un primo momento a presidiare tutte le vie di accesso dei paesi interessati. E dunque già da queste ore centinaia di uomini sono schierati nei dieci comuni della bassa lodigiana dove si è esteso il primo focolare del virus in Italia, così come nelle zone del padovano dove si sono registrati i primi casi in Veneto.

Il governo, ha fatto sapere ancora il presidente del consiglio, ha anche valutato l’impiego dell’esercito, ma i militari potrebbero essere schierati soltanto in un secondo momento. Questo perché la comparsa di persone in tuta mimetica all’ingresso dei paesi interessati, avrebbe potuto suscitare nell’immediato un senso di grave emergenza ai cittadini. Tuttavia, qualora i problemi dovessero assumere proporzioni più ampie, allora l’esercito sarà inevitabilmente chiamato in causa. Del resto, il presidio garantito dai militari libererebbe forze e risorse alla Polizia ed ai Carabinieri, circostanza questa egualmente importante in una fase del genere.

Nei paesi isolati però non si procederà solamente al controllo degli ingressi e delle uscite tramite mezzi privati dei cittadini. Infatti, in tutti i comuni raggiunti dalle misure imposte dal governo sono state chiuse le stazioni ferroviarie. Dunque, niente treni in grado di far salire o far scendere persone all’interno delle zone rosse. Allo stesso modo, saranno sospesi tutti i bus extraurbani che garantiscono i collegamenti da e per i comuni isolati.

All’interno della zona rossa poi, si potrà circolare solo con determinati permessi e per specifichi motivi improrogabili ed essenziali. Per questo già da sabato sono state chiuse le scuole ed i locali in cui è possibile l’aggregazione e l’attività di più persone. Sospesi ovviamente anche eventi sia sportivi che culturali. In alcuni casi anche le stesse farmacie funzioneranno con però le serrate abbassate o con il trasporto a domicilio dei farmaci. Le attività economiche saranno anch’esse sospese, chi lavora fuori da questi paesi non potrà uscire e sarà quindi esentato dall’andare negli uffici o nelle fabbriche poste all’esterno della zona rossa.

All’interno di queste aree, sono stati già predisposti i piani per creare i cosiddetti “corridoi sterili”, ossia passaggi interni ai paesi isolati in cui poter far transitare materiale di prima necessità. Cibo, ma anche farmaci e medicinali, tutto verrà trasportato con le forze dell’ordine che scorteranno i fornitori e con questi ultimi che indosseranno tute e mascherine speciali.

Come si nota dunque, l’obiettivo è fare in modo che lì dove è stato accertato il contagio e dove insistono focolai di coronavirus nessuno entri od esca e possa dunque venire a contatto con persone di altre aree. Per adesso sono cinquantamila i cittadini in Italia coinvolti da queste misure, ma l’impressione è che il governo stia pensando alla possibilità di estendere ulteriormente le zone rosse.

Del resto, i casi accertati hanno oramai sforato la soglia psicologica di 100, alcuni sono stati registrati anche in grandi città quali, tra tutte, Milano e Torino. E nel decreto approvato nel consiglio dei ministri straordinario, è stato dato potere di prevedere in altre paesi ed in altre regioni la misura dell’isolamento in caso di estrema necessità. L’obiettivo, come detto e come più volte è stato ripetuto anche dalle autorità sanitarie, è contenere la diffusione del virus anche a costo di limitare provvisoriamente la libertà di circolazione e di movimento di persone e merci dalle aree considerate "focolaio".

Ed infatti a coloro che verranno eventualmente sorpresi ad infrangere queste misure per i focolai, verrà applicato l'articolo 650 del codice penale, secondo cui “chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall' Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d' ordine pubblico o d' igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l' arresto fino a tre mesi o con l' ammenda fino a 206 euro”.

Il piano partito oggi fa parte di un più ampio quadro d’intervento, che prevede anche misure più drastiche, in caso di necessità, nelle metropoli e la possibilità quindi di chiudere eventualmente anche metropolitane e grandi stazioni. A Milano, così come in Veneto, si è proceduto già alla chiusura di alcuni uffici e delle università.

Ma non solo: così come scritto su IlGiornale da Fausto Biloslavo, l’esercito ha già predisposto un piano per utilizzare 19 basi come strutture protette in caso di necessità per isolare la popolazione e mettere a disposizione

posti letto per le persone eventualmente in quarantena. E replicare dunque, nel resto d’Italia, quanto già fatto al centro militare della Cecchignola dove sono stati isolati per 14 giorni gli italiani provenienti da Wuhan.

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