Coronavirus

Vaccino, quali sono le reazioni avverse: "Meno di quelli tradizionali"

Dal braccio indolenzito alla "nebbia mentale": ecco cosa sappiamo degli effetti collaterali dopo gli studi e i test

Vaccino, quali sono le reazioni avverse: "Meno di quelli tradizionali"

Anche mentre scriviamo, la campagna di vaccinazione più massiccia della storia dell'umanità procede senza sosta: fermare il Covid-19 è la priorità numero 1 in ogni angolo della Terra. Per questa ragione, è di fondamentale importanza informare la collettività sugli effetti collaterali che il vaccino (qualsiasi vaccino) può provocare dopo l'inoculazione sul braccio. Piccolo spoiler: non accade nulla di grave, al massimo un po' febbriciattola, mal di testa e qualche brivido di freddo. Ed è superfluo dire di come i benefici superino i rischi (impossibile fare un paragone).

Effetti collaterali più comuni

"Dolore locale in sede di inoculazione specialmente nella giornata seguete, febbricola, malessere generale e mal di testa, sono degli effetti collaterali assolutamenti comuni ad ogni tipo di vaccino, anche in quelli tradizionali che sono con noi da decenni, non sono assolutamente preoccupanti", ha spiegato in esclusiva per ilgiornale.it Mario Umberto Mondelli, Professore ordinario di Malattie Infettive all'Università di Pavia e Direttore dell'Unità Complessa di Malattie Infettive e Immunologia. È interessante sapere che i nuovi vaccini ad mRna come quelli prodotti da Pfizer-BioNtech e Moderna potrebbero avere meno effetti collaterali rispetto a quelli del passato. "Le reazioni allergiche sono molto spesso generate dai vaccini tradizionali che sono costituti da proteine inattivate come quelli contro la poliomelite e la pertosse, somministrati anche ai bambini. Il fatto che i nuovi vaccini, rivoluzionari, usino l'acido nucleico li rende anche poco allergizzanti", sottolinea il Prof. Mondelli.

Braccio indolenzito: ecco perché

Qualche ora dopo aver ricevuto la punturina sul braccio, spesso e volentieri proviamo una certa sensazione di dolore che dura anche fino al giorno successivo. Ma qual è la causa? "Il braccio indolenzito è una buona cosa: significa che le cellule del sistema immunitario sono reclutate localmente, dove è stato iniettato il vaccino, e stanno lavorando per noi per produrre anticorpi e cellule T protettive nei confronti dal Sars-Cov-2". Il Prof. Mondelli ci spiega che le cellule T sono quelle che formeranno la memoria protettiva nei confronti del virus e svolgono un ruolo centrale nella risposta immunitaria adattativa. "Il reclutamento di cellule genera questo indolensimento che non può che essere salutare perché riflette il richiamo di tutte le cellule del nostro sistema immunitario in risposta al vaccino. È un segno indiretto che il vaccino sta funzionando".

Il fenomeno della nebbia mentale

Alcuni ammalati al Covid hanno riscontrato confusione e mal di testa anche a distanza di 2-3 mesi dalla completa guarigione: in alcuni casi, l'effetto infiammatorio si estende all'encefalo rimanendo per un certo periodo di tempo. "La nebbia mentale, intesa come confusione e intenso mal di testa di alcuni pazienti, rientra negli effetti collaterali anche di altri vaccini ma è destinata ad essere transitoria come sottolineato da loro stessi. Trattandosi di fenomeno transitorio non dovrebbe creare preoccupazione", ci dice Mondelli. Niente paura, quindi: dura poco ed è la stessa risposta immunitaria al vaccino responsabile anche del dolore alla spalla, nel muscolo deltoide dove viene inoculato e dove avviene il reclutamento delle cellule immunitarie coinvolte. "In alcuni casi può esserci anche una reazione immunitaria dei linfonodi ascellari a testimonianza, ancora una volta, della partecipazione del sistema immunitario come risposta al vaccino".

Le reazioni allergiche

Per evitare di fare confusione, sottolineamo ancora una volta come gli effetti collaterali di questi vaccini si siano dimostrati talmente bassi da avere "un record di vaccinazioni quasi immacolato, con alcuni effetti collaterali che da noi non sono stati ancora rilevati", afferma Mondelli. Diverso il caso di gente che è allergica, per natura e non a causa dei vaccini anti-Covid, che rientra in una percentuale di popolazione inferiore all'1%. "Sono già stati vaccinati diversi milioni di persone al mondo e sono stati descritti rari casi di allergia in soggetti che, però, erano già fortemente allergici. Sui vari report c'è scritto che andavano in giro con adrenalina ed epinefrina perché era gente che aveva già sofferto di shock anafilattico. Gli allergici tendono ad esserlo verso tante cose ma è la stragrande minoranza degli italiani", ci ha detto in esclusiva il Prof. Sergio Abrignani, Immunologo dell'Università Statale di Milano e dell'Istituto Nazionale di Genetica Molecolare "Romeo ed Enrica Invernizzi".

Shock anafilattico. Questa categoria di persone dovrà prestare la massima attenzione ed è importante che si vaccini in un ambiente medico dove, se dovesse esserci uno shock, si corre subito ai ripari con l'adrenalina. "Chi ne ha sofferto se ne ricorda, si rischia di morire perché si ha soffocamento e rigonfiamento dei muscoli della glottide e non si respira più. Ma, ripeto, è una cosa rarissima e può avvenire con qualsiasi nuovo farmaco o vaccino: un allergico è sempre a rischio ma non lo è per questo vaccino. Ogni anno in Italia muiono, per punture di vespa o calabroni, tra i 10 ai 20 italiani, uno o due italiani al mese a causa dello shock anafilattico", sottolinea il Prof. Abrignani.

Cosa accade con la seconda dose. I vaccini di Pfizer e Moderna hanno bisogno della seconda dose di richiamo, quella che in pratica immunizza definitivamente (dopo 30 giorni). Ma perché gli effetti collaterali di cui abbiamo parlato prima potrebbero essere più frequenti con la seconda dose rispetto alla prima? "Perché la risposta immunitaria è più forte con la seconda: c'è già stato un innesco, 'priming' come si dice in gergo mentre nella seconda c'è un rafforzamento. Ciò che avviene è l'induzione della risposta infiammatoria, per questo motivo potranno esserci un po' di febbre, qualche fastidio o un po' di nausea che dura qualche ora, ma è normale", ci dice l'immunologo.

"Vaccinarsi? Dovrebbe essere un obbligo"

Vaccinarsi è un atto medico in cui bisogna valutare rischi e benefici, se farlo o no: nel caso del virus Sars-Cov-2, "il beneficio è che il 95% dei soggetti sono protetti quando si infettano, il rischio è oltre i 70 anni c'è un rischio altissimo di morire, la maggior parte dei decessi Covid sono ultra settantenni. Non li vacciniamo perché c'è il pericolo che gli venga un po' d'allergia? Stiamo scherzando? Bene è vaccinarsi, male è non farlo ed infettarsi, su questo non c'è dubbio", afferma chiaramente il Prof. Abrignani.

L'antipolio. L'esperto ci ricorda come, fino a 30 anni fa, il vaccino contro la poliomielite fosse somministrato per via orale. "Era super efficiente ma sapevamo che un bambino ogni 800mila sviluppava una polio da vaccino perché, seppur attenuato, si riattivava passando nell'intestino. Abbiamo continuato a vaccinare perché, nonostante uno ogni 800mila la sviluppasse, migliaia di bambini si salvavano dalla malattia. Diamo i messaggi giusti e diciamo ai no vax che il male è prendersi il Covid perché non sei vaccinato quando potresti farlo. Vaccinarsi dovrebbe essere un obbligo, non è più uno sfizio di prendere o meno un farmaco se si ha paura".

"I medici no vax? È vergognoso". Il pericolo più grave, per chi deciderà di non vaccinarsi per un po' di mal di testa passeggero, non è soltanto legato al virus che continuerà a girare nella popolazione se non verrà raggiunta la soglia dell'immunità di gregge, ma alla popolazione più fragile che rischia di morire perché per alcune categorie il vaccino, purtroppo, è inefficace. "Se sono un medico ed ho a che fare con gente molto più fragile di me, posso infettare delle persone che non possono vaccinarsi: i malati di tumore sotto chemioterapia, tantissimi in Italia ed in tutto il mondo, non rispondono ai vaccini perché immunodepressi. Un medico no vax, ed è vergognoso che lo sia il 20-30%, se è infettato in modo asintomatico ed entra in un reparto di oncologia, può infettare un paziente che sta facendo la chemio e muore. A quel punto è lui il responsabile della sua morte.

Il vaccino per i medici dovrebbe essere obbligatorio", sottolinea e conclude Abrignani.

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