Ecco chi potrà non fare il vaccino

Green pass valido anche per i pazienti che non potranno vaccinarsi a causa di patologie conclamate: ecco come funziona il certificato di esenzione e come ottenerlo

Ecco chi potrà non fare il vaccino

Domani sarà il grande giorno del Green pass: sarà valido per chi avrà già avuto il Covid, per chi avrà fatto almeno una dose di vaccino o chi presenterà un tampone negativo delle 48 ore precedenti. Però, per tutti coloro i quali non potranno vaccinarsi per patologie conclamate, sarà valido un certificato di esenzione dal vaccino anti-Covid.

Cosa dice la circolare

La circolare del ministero della Salute firmata dal Direttore della Prevenzione, Giovanni Rezza, autorizza il certificato per le persone che "per condizione medica non possono ricevere o completare la vaccinazione per ottenere una certificazione verde Covid-19". Potranno essere "rilasciate in formato cartaceo" e avranno una "validità massima fino al 30 settembre". La durata di validità, sulla base delle valutazioni cliniche relative, verrà aggiornata quando sarà avviato il sistema nazionale per l’emissione digitale delle stesse al fine di consentirne la verifica digitale. Nella circolare viene sottolineato come deve esserci "la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate, che la controindichino in maniera permanente o temporanea", la vaccinazione.

Chi rilascia la certificazione

Fino al 30 settembre 2021, salvo ulteriori disposizioni, le certificazioni potranno essere rilasciate direttamente dai medici vaccinatori dei Servizi vaccinali delle Aziende ed Enti dei Servizi Sanitari Regionali o dai Medici di Medicina Generale o Pediatri di Libera Scelta dell'assistito che operano nell'ambito della campagna di vaccinazione anti Sars-CoV-2 nazionale. "La certificazione deve essere rilasciata a titolo gratuito, avendo cura di archiviare la documentazione clinica relativa, anche digitalmente, attraverso i servizi informativi vaccinali regionali con modalità definite dalle singole Regioni/PA".

Quali informazioni riportare

Le certificazioni dovranno contenere alcune informazioni: come riporta Il Sole 24 Ore, servoni i dati identificativi del soggetto interessato (nome, cognome, data di nascita) sotto la dicitura “soggetto esente alla vaccinazione anti SARS-CoV-2. Certificazione valida per consentire l'accesso ai servizi e attività di cui al comma 1, art. 3 del decreto legge 23 luglio 2021, n 105”; la data di fine di validità della certificazione; i dati relativi al Servizio vaccinale delle aziende ed enti del Servizio sanitario regionale in cui opera come vaccinatore Covid-19 (denominazione del Servizio – Regione); il timbro e firma del medico certificatore (anche digitale) e il numero di iscrizione all'ordine o codice fiscale del medico certificatore. I certificati non possono contenere altri dati sensibili del soggetto interessato (per esempio la motivazione clinica dell’esenzione). Per il rilascio di tali certificazioni potranno essere utilizzate anche le piattaforme regionali già preposte al rilascio di certificati vaccinali e di inidoneità alla vaccinazione.

Le indicazioni per le donne in gravidanza

La circolare ribadisce che la vaccinazione "non è controindicata in gravidanza": qualora dopo valutazione medica si opti per rimandare la vaccinazione, "alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione" precisa il ministero, sottolineando che anche "l'allattamento non è una controindicazione alla vaccinazione anti-Sars-CoV-2".

I casi speciali: la sindrome di Guillain-Barrè e le miocarditi

Diverso il discorso che riguarda la sindrome di Guillain-Barrè, "segnalata molto raramente in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria (AstraZeneca, ndr)". Come riporta Il Giorno, in caso di sindrome di Guillain-Barrè insorta entro 6 settimane dalla somministrazione del vaccino, senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino. In queste situazioni va considerato l'utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l'immunizzazione. Dopo la vaccinazione con i vaccini Pfizer e Moderna sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite.

"La decisione di somministrare la seconda dose di vaccino Pfizer o Moderna in persone che hanno sviluppato una miocardite/pericardite dopo la prima dose deve tenere conto delle condizioni cliniche dell'individuo e deve essere presa dopo consulenza cardiologica e un'attenta valutazione del rischio/beneficio. In tale situazione, laddove sia stato valutato di non procedere con la seconda dose di vaccino a mRNA va considerato l'utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l'immunizzazione".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica