Coronavirus

"Chi entra in terapia intensiva": ecco le regole degli anestesisti

Le linee guida di anestesisti e medici legali per l'accesso in terapia intensiva quando posti letto sono scarsi. L'età del paziente "pesa" solo a parità di altre condizioni

"Chi entra in terapia intensiva": ecco le regole degli anestesisti

Dopo le polemiche sulla bozza del nuovo Piano pandemico, anche gli anestesisti dicono la loro sulla questione della priorità nelle cure. E il documento "Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili in corso di pandemia di Covid-19" , messo a punto dalla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia intensiva (Siaarti) e dalla Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (Simla), in merito, parla chiaro: chi è più giovane e, quindi, ha più speranze di salvarsi non va curato per primo.

"L'età - si legge nel documento disponibile sul sito dell'Istituto superiore di Sanità - non è un criterio" per stabilire l'accesso del paziente in terapia intensiva "ma va considerata nel contesto della valutazione clinica globale della persona malata". Solo a parità di altre condizioni, "il dato anagrafico può avere un ruolo nella valutazione globale della persona malata, in quanto con l'aumentare dell'età si riducono le probabilità di risposta alle cure intensive".

L'obiettivo generale del documento è quello di offrire ai professionisti sanitari delle linee guida per rispondere in modo adeguato alla pandemia di Covid-19, nel caso in cui si verificasse uno squilibrio tra domanda di assistenza e risorse disponibili, sopprattutto per le terapie intensive. Ma la finalità non è solo pratica. Nel documento, per rinsaldare il rapporto di fiducia tra cittadini e operatori sanitari, vengono esplicitati i criteri decisionali e i principi etici e giuridici alla base del Sistema sanitario mazionale (Ssn): diritto alla salute, principio di uguaglianza e pari dignità sociale, dovere di solidarietà, universalità ed equità, rispetto dell’autodeterminazione. Una specificazione, dopo la prima pubblicazione Siaarti delle "Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione" (6 marzo 2020), resa possibile dalle esperienze cliniche acquisite durante questi lunghi mesi di pandemia, a livello italiano e internazionale.

Lo scopo del triage di terapia intensiva, secondo le linee guida stlate dagli anestesisti, deve essere quello di garantire i trattamenti al maggior numero possibile di pazienti critici che ne possano trarre beneficio clinico, e deve basarsi su parametri "ben definiti dalla letteratura oltre che il più possibile oggettivi e condivisi". La valutazione del caso, si spiega nel documento, "dovrà procedere basandosi sulla valutazione globale di ogni singola persona malata valutando come parametri il numero e tipo di altre patologie presenti, lo stato funzionale pregresso e fragilità rilevanti rispetto alla risposta alle cure, la gravità del quadro clinico attuale, il presumibile impatto dei trattamenti intensivi, anche in considerazione dell'età del paziente, e infine la volontà della persona malata riguardo alle cure intensive, che dovrebbe essere indagata prima possibile nella fase iniziale del triage".

Da escludersi, tra i criteri di triage (numero di patologie pregresse, la risposta alle cure, età e volontà del paziente), l'ordine di arrivo e il sorteggio in quanto non eticamente sostenibili.

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