Le crisi di astinenza, si sa, danno alla testa. Matteo Renzi non ce la fa più a non apparire tutte le sere nei tg, a sparigliare i giochi politici nei talk show serali (salvo poi rimangiarsi tutto la mattina dopo in Parlamento). Così ieri ha trovato spazio sul quotidiano Avvenire per lanciare la sua ideona: «Basta, riapriamo tutto. Fabbriche, scuole, uffici, negozi e chiese devono tornare a marciare da subito, altro che prolungare i divieti oltre il 4 aprile».
La sua non è una speranza, è una ricetta politico-economica che, se fosse ancora premier, evidentemente applicherebbe. Anche io sarei felice se per incanto non domani ma oggi tutto potesse tornare nella normalità o giù di lì. Ma, avendo un fratello medico nella trincea (lui la paragona a un lazzaretto) del Policlinico di Milano che ogni sera al telefono mi relaziona di cose mai viste e mi invita alla massima prudenza, avendo tanti amici alle prese con parenti più di là che di qua che non sanno più a che santo votarsi, sentendo ogni giorno al telefono la paura e la frustrazione dei generali e dei colonnelli (amministratori, medici, infermieri) dell'esercito dei soccorritori, leggendo le analisi degli scienziati che convergono sul fatto che i portatori asintomatici del virus potrebbero essere una infinità, ecco, alla luce di tutto questo penso che l'ipotesi di riaprire l'Italia oggi non solo sia impraticabile, ma sia un'autentica cazzata che solo un politico incosciente in crisi di astinenza poteva sparare.
Se proprio Renzi è convinto di quello che dice, gli propongo di fare lui da cavia e di farla fare a sua moglie, ai suoi anziani genitori, ai suoi giovani figli. Chieda un salvacondotto rispetto alle restrizioni e oggi si butti, lui e la sua famiglia, nella mischia. Ma non nelle colline del Chianti, lo vogliamo vedere girare in metrò e bus nelle città, farsi selfie e stringere mani per le strade e nelle fabbriche, giocare a carte nei bar e farsi una partitella a calcetto con compagni altrettanto volontari.
Dopo due settimane, o meglio due mesi,
ci risentiamo. Spero sinceramente per lui e per i suoi cari che tutto sia andato bene. Perché fare i fenomeni con i polmoni degli altri, egregio senatore Renzi, non è una bella cosa. La politica è prima di tutto esempio.
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