"Una serie con Netflix". Lucano vuole il buonismo in tv

Mimmo Lucano racconterà il modello Riace in una serie Netflix. Condannato a 13 anni e 2 mesi di galera, l'ex sindaco prepara la riabiliazione televisiva. E ammette: "Ho fatto delle carte d'identità false"

"Una serie con Netflix". Lucano vuole il buonismo in tv

Ciak si gira: per Mimmo Lucano, il business continua. La narrazione buonista non si ferma e anzi, diventa serie. La condanna in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere per associazione a delinquere, abuso d'ufficio, truffa e peculato non ha fermato l'ex sindaco di Riace, che ora si appresta a trasformare la propria vicenda in una serie tv. Osannato dalla sinistra per il suo modello di accoglienza ma smascherato e condannato dai giudici per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, l'uomo dei migranti prepara la propria riabilitazione pubblica (anche) attraverso il piccolo schermo. Come riporta la Stampa, l'ex politico calabrese girerà infatti una serie autobiografica per Netflix.

Così, la multinazionale dello streaming diventerà la piattaforma ideale per raccontare Lucano e il "modello Riace" dal punto di vista di chi quel paradigma lo aveva ideato e cesellato nei minimi dettagli, al punto da renderlo un intoccabile totem dell'immigrazionismo. Chi criticava "Mimmo o curdu", o anche solo dubitava del suo progetto, veniva tacciato di xenofobia e di mancata sensibilità verso i temi dell'accoglienza. Ammantanto da un'aura di (apparente) perfezione, il "villaggio globale" di Lucano veniva raccontato come un esempio politico e sociale a cui fare riferimento. Quello stesso approccio ritroverà probabilmente spazio nella produzione televisiva che vedrà l'ex sindaco coinvolto in prima persona.

Nel frattempo, però, quel sistema è crollato sotto il peso delle inchieste e degli accertamenti che hanno mostrato tutta un'altra verità. Secondo i giudici, infatti, Lucano aveva strumentalizzato il sistema dell'accoglienza a beneficio della sua immagine politica. I migranti, in alcuni frangenti, "apparivano come l'ultimo dei suoi pensieri", si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado. Ora, mentre si mette a fuoco la versione Netflix della vicenda, l'ex sindaco lamenta un accanimento giudiziario nei suoi confronti. "Quattordici anni si danno per omicidio. Io sono incensurato. Stanno infierendo su una persona innocente", dice alla Stampa. Poi però ammette candidamente che nel sistema Riace l'illegalità non mancava.

"Ho fatto delle carte d'identità false, questo sì. Pagandole a mie spese...", riconosce. Chissà se la serie tv racconterà anche questo. La storia di Lucano era già diventata una fiction commissionata dalla Rai e interpretata da Beppe Fiorello; la produzione televisiva che elogiava il modello Riace non ha però mai visto la luce.

Dopo una serie di rimandi, infatti, la messa in onda della fiction era stata congelata in attesa che si facesse chiarezza sulle pendenze giudiziarie dell'ex sindaco. Ora, "Mimmo o curtu" ci riprova su Netflix e intanto assicura: "Se esiste Dio, ritornerò a fare il sindaco".

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