Cronache

Esplode la rabbia contro l'invasione: bruciato "barcone" simbolo dei migranti

Era il simbolo dell’accoglienza ed è stato bruciato. Si cercano gli autori del rogo

Esplode la rabbia contro l'invasione: bruciato "barcone" simbolo dei migranti

A Favara, comune in provincia di Agrigento, la scorsa notte il simbolo dell’accoglienza è stato dato alle fiamme. Si tratta di un barcone che era stato sequestrato ai trafficanti tunisini e che da almeno cinque anni era diventato il simbolo dell’accoglienza e dell’immigrazione. “El Peskador”, questo il nome che era stato scelto per il peschereccio, si trovava nel piazzale Belvedere San Francesco. I Frati minori del Convento Sant'Antonio avevano anche allestito un presepe permanente, con la scritta sulla fiancata "Ero forestiero e mi avete accolto". Chi ha appiccato il fuoco forse non la pensava allo stesso modo.

Il barcone dato alle fiamme

Sul luogo sono giunti subito i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme. Le indagini dei carabinieri della tenenza di Favara sono in corso per cercare di risalire agli autori del gesto. Secondo quanto ricostruito dai militari l’incendio è avvenuto intorno alle 3 nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 agosto nel Piazzale Belvedere San Francesco a Favara. L’opera era stata pensata dai Frati Minori del Convento Sant’Antonio di Favara nel dicembre 2015 che volevano in questo modo sensibilizzare attraverso un presepe allestito su un barcone di migranti, i valori racchiusi nell’accoglienza. Come si legge sul sito Favaraweb la struttura sarebbe andata completamente distrutta. I pompieri sono riusciti a domare le fiamme e adesso sarà compito dei carabinieri riuscire a scovare i colpevoli che nella notte hanno distrutto l’opera.

Una situazione esasperata

In questo momento la situazione non è certo facile e forse il barcone ieri notte, più che nel simbolo dell’accoglienza si è trasformato in quello dell’esasperazione. Negli ultimi due giorni sono stati ben due i divieti di sbarco alla nave quarantena Aurelia con a bordo 250 migranti. Il primo secco no è arrivato dal sindaco del Pd di Trapani, Giacomo Tranchida. Mentre il secondo dal primo cittadino grillino di Augusta, Cettina Di Pietro, dove era stata alla fine dirottata l’imbarcazione. Tranchida aveva accusato il governo di pensare di giocare a battaglia navale e di aver preso la sua città come la periferia dell’Italia. Forse il governo, dato anche il terribile fatto avvenuto la notte scorsa a Favara, dovrebbe iniziare a pensare meglio come affrontare il tema dell’immigrazione.

Prima che sia troppo tardi.

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