Cronache

Aumentano i casi di febbre del Nilo: allerta in Italia

Due nuovi casi di "febbre del Nilo" sono stati riscontrati a Gubbio e a Narni, con la Regione che ha già dato il via alle operazioni di disinfestazione

Una zanzara
Una zanzara

Si sono verificati due casi di "febbre del Nilo" anche nelle province di Perugia e Terni, per un numero in aumento rispetto agli ultimissimi anni. E sono già state effettuate le operazioni di disinfestazione per scongiurare il rischio che il virus "Usutu" (responsabile della malatia al pari del "West Nile") possa creare nuovi focolai. Per quanto l'Istituto Superiore di Sanità avesse già riscontrato nei giorni precedenti quindici casi di West Nile in Piemonte, Veneto ed Emilia - Romagna, che hanno causato la morte di quattro pazienti.

Lo ha reso noto la Regione Umbria tramite l'assessore alla sanità Luca Coletto, asserendo in una nota di "tenere alta sul territorio la sorveglianza sugli insetti, uccelli ed equidi che, potenzialmente, potrebbero essere serbatoi del West Nile virus”. Gli ultimi positivi in ordine cronologico sono stati segnalati nei Comuni di Gubbio e Narni, ma dallo scorso giugno sono stati contati una quindicina di contagiati in tutta la Penisola. Di cosa si tratta? Di un virus trasmesso dalle zanzare (anche da quelle comuni) che ha come serbatoi gli uccelli. E che in comune con il Covid19 ha l'aggressività nei confronti degli anziani e dei pazienti fragili, pur non raggiungendone la contagiosità.

Una malattia provocata come detto dal West Nile (della famiglia dei "Flaviviridae") isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda nel distretto territoriale da cui ha preso il nome, e oggi diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Può manifestarsi sotto forma di febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. Non esiste una terapia specifica: di solito i sintomi spariscono da soli dopo alcuni giorni o al massimo dopo qualche settimana, ma il virus talvolta può rivelarsi mortale.

E l'Italia, dal 2015 è risultato il Paese europeo maggiormente colpito da questa febbre. L'Iss ha ad ogni modo fatto sapere che non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette e che il numero dei contagi risulta adesso leggermente più alto ma comunque confrontabile a quelli registrati nel pre-Covid19 e lontano dai valori osservati nel 2018. L'Istituto ha ribadito inoltre le disposizioni da seguire per prevenire il contagio: è fondamentale evitare le punture di zanzara ed agevolarne l'arrivo, utilizzando quindi spray repellenti e zanzariere ed evitare depositi di acqua stagnante nei vasi da fiori o nelle ciotole per gli animali domestici.

L'attenzione per la febbre del Nilo resta insomma alta.

Commenti