Cronache

Francesca Michielin: "Bisogna parlare paritario. No a 'la Gruber', sì a Gruber"

Il tweet sulla parità di genere che la cantante ha pubblicato attraverso il suo account ha acceso una forte discussione sul web tra sostenitori e contrari

Francesca Michielin: "Bisogna parlare paritario. No a 'la Gruber', sì a Gruber"

Di questi tempi cinguettare opinioni su Twitter può scatenare accese discussioni. È quello che è successo alla cantante Francesca Michielin reduce dalla partecipazione al festival di Sanremo in coppia con il rapper Fedez. Il suo tweet sulla parità di genere ha aperto un dibattito infuocato tra fautori del pensiero paritario e sostenitori di ben altre battaglie.

Attraverso Twitter Francesca Michielin ha invitato i suoi follower a riflettere su quanto accaduto nell'edizione preserale del tg di Enrico Mentana in onda su La7. Il giornalista, prima di chiudere il telegiornale, ha annunciato i programmi seguenti, introducendo i colleghi: "Ora Gruber, poi Floris" . Nessun articolo, nessuna indicazione di genere.

Una scelta quella di Mentana, voluta o casuale, che la cantante ha portato all'attenzione del popolo del web per parlare dei diritti paritari: "Mentana chiude il tg e dice 'Ora Gruber, poi Floris'. Non dice 'La Gruber', non dice 'Lilli' o 'la nostra Lilli'. Non è una cosa di poco conto: parlare in maniera paritaria è riflesso di un pensiero paritario e abbiamo bisogno anche di questo linguaggio per fare la differenza".

Le parole della Michielin hanno infiammato la discussione soprattutto in un'epoca il cui il politically correct spunta da ogni parte e "non si può più dire niente che qualcuno si indigna", sbotta un utente sotto il tweet. E allora la polemica è servita. Se in tanti hanno sposato le parole dell'artista, per molti altri invece la discussione è fuorviante: "Però abbiate pazienza signore, certi automatismi sono complicati da cancellare, soprattutto nel linguaggio", "Io credo che conti più la sostanza della forma. Spesso parlare in maniera paritaria è frutto semplicemente di un politicamente corretto che lascia il tempo che trova".

Fino ai commenti più diretti e polemici: "Le cose che fanno la differenza sono altre e non è certo dire sindaca o ministra o non mettere l’articolo", "Quindi abbiamo bisogno di togliere gli articoli femminili per fare la differenza??? Oppure mettere gli asterischi sull'ultima vocale che identifica il maschile dal femminile? siete da analisi immediata".

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