Cronache

Francesco in visita in Turchia per aprire ponti di dialogo

È il sesto viaggio all’estero del suo pontificato. Il Pontefice: "Musulmani, ebrei e cristiani devono avere gli stessi diritti"

Francesco in visita in Turchia per aprire ponti di dialogo

Papa Francesco è partito oggi per la Turchia, il sesto viaggio all’estero del suo pontificato, che in tre giorni lo porterà prima nella capitale Ankara per gli incontri istituzionali e poi ad Istanbul per quelli religiosi, sia a carattere ecumenico con la Chiesa ortodossa di Costantinopoli che interreligioso con la comunità islamica, durante la visita, domani mattina, alla celebre Moschea Blu. L’aereo del Papa è partito alle 9.00 da Roma-Fiumicino e arriveraà ad Ankara alle 13.00 locali (le 12.00 italiane). Qui il Pontefice si recherà dapprima al Mausoleo di Ataturk, fondatore e primo presidente della Repubblica turca. Alle 14.30 (le 13.30 in Italia) è invece prevista la cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale, dove il Papa andrà in visita di cortesia al presidente Recep Tayyip Erdogan e alle 15.15 incontrerà le autorità, tenendo un discorso.

"Salve soldati". Con queste parole tradizionali Papa Francesco ha salutato in turco il picchetto d’onore al Palazzo Presidenziale, dove è stato accolto alle 14:45 locali dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Passati in rassegna i militari all’esterno, Francesco e Erdogan hanno fatto ingresso nell’edificio fatto costruire da Erdogan: oltre 1000 stanze con annessa una moschea capace di 5000 posti.

"Occorre portare avanti con pazienza l’impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo. Per questa strada si possono superare i pregiudizi e i falsi timori e si lascia invece spazio alla stima, all’incontro, allo sviluppo delle migliori energie a vantaggio di tutti, abbiamo bisogno di un dialogo che approfondisca la conoscenza e valorizzi con discernimento le tante cose che ci accomunano, e al tempo stesso ci permetta di considerare con animo saggio e sereno le differenze, per poter anche da esse trarre insegnamento. È fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani - tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione -, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri, essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa, la libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace", ha detto papa Francesco durante l’incontro con le autorità turche al Palazzo Presidenziale di Ankara.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha espresso a Papa Francesco "preoccupazione per la rapida crescita dell’islamofobia". A tal proposito, Francesco ha spiegato che "in Siria e in Iraq la violenza terroristica non accenna a placarsi e si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici. In Iraq e Siria, si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente ma non solo i cristiani e gli yazidi. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo". Davanti a quanto sta accadendo in Medio Oriente ad opera del cosiddetto Stato Islamico, Papa Francesco ha ripetuto che "è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, ma ha voluto anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare, è necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti, ma alle vere lotte degne dell’uomo: contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno".

Più tardi Francesco si trasferirà poi alla "Diyanet", il Dipartimento per gli Affari religiosi, la più alta autorità religiosa islamica sunnita in Turchia, dove alle 16:45 (le 15:45 in Italia) renderà visita al presidente Mehmet Gormez, tenendo un secondo discorso. La prima giornata del viaggio si chiuderà col trasferimento alla Nunziatura Apostolica, dove il Papa trascorrerà la notte prima di partire domani mattina per Istanbul.

Si articolerà in dialoghi politico-istituzionali, appuntamenti ecumenici e anche incontri con la comunità islamica il viaggio apostolico, di tre giorni e con tappe ad Ankara e a Istanbul, che papa Francesco compirà da domani a domenica in Turchia. Il viaggio risponde agli inviti rivolti al Papa da Erdogan, da Bartolomeo e dall’episcopato locale, e avviene appena tre giorni dopo quello a Strasburgo, dove Bergoglio ha parlato all’Europarlamento e al Consiglio d’Europa. Si colloca nel quadro di instabilità e forti tensioni in tutta l’area mediorientale, dove proprio ai confini della Turchia, sia in Siria che in Iraq, infuriano le battaglie dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico per conquistare sempre nuovi insediamenti e territori. Al momento non è previsto che in Turchia il Pontefice incontri profughi espatriati dalle zone sotto attacco. Ma non è escluso che negli incontri a Istanbul con la comunità cattolica e nel saluto finale, domenica pomeriggio, agli alunni dell’Oratorio Salesiano, possano partecipare anche dei rifugiati dalle zone di guerra.

Inoltre negli appuntamenti istituzionali, in quelli con i rappresentanti musulmani e anche in quello ecumenico col patriarca Bartolomeo, la situazione di conflitto nella regione e le preoccupazioni per le comunità cristiane non potranno non essere al centro degli auspici di "dialogo" e di pace di Bergoglio.

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