"Sapevo sarebbe annegata". Confessa l'uomo che ha spinto l'auto nell'Adda

Il 49enne, interrogato dal Gip in ospedale, ha rivelato di non aver soccorso la donna incapace di nuotare

"Sapevo sarebbe annegata". Confessa l'uomo che ha spinto l'auto nell'Adda

“Sapevo che sarebbe annegata”. È quanto ha rivelato Carlo Fumagalli, accusato di aver lasciato annegare la compagna Romina Vento, in un interrogatorio effettuato dal gip Vito Di Vita. L’uomo ricoverato all’ospedale di Bergamo, dopo diversi gesti di autolesionismo in prigione, ha raccontato al giudice quanto accaduto negli ultimi attimi vissuti con la campagna.

Il 49enne dopo una discussione con Romina, in procinto di lasciarlo, nella serata di martedì 19 marzo, preso dalla disperazione, si è buttato con la propria Megane Station Wagon nel fiume nei pressi di Fara Gera d’Adda in provincia di Bergamo, causando così la morte della donna che fino ad allora aveva amato.

L’uomo avrebbe confermato tutto quanto riportato dai verbali dei carabinieri. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”, senza esitazioni, avrebbe dichiarato di “aver perso la testa” nel momento in cui la donna gli avrebbe detto di voler interrompere la relazione. La sua reazione, pertanto, sarebbe stata la peggiore, ovvero pensare di lasciare prima un collega della compagna a cui aveva dato un passaggio e poi lanciarsi a tutta velocità nelle gelide acque dell’Adda, pur consapevole che Romina non era in grado di nuotare.

Fumagalli, come ha spiegato il suo legale Fabrizio Manzari, “accettando l’ipotesi di morire anche lui”, avrebbe quindi fatto affondare la macchina di spontanea volontà. Non ci sarebbe stata, però, alcuna violenza, come d’altronde rivela l’autopsia effettuata sul cadavere. Sarebbe, quindi, stata lasciata la donna semplicemente annegare. A confermarlo le testimonianze di un gruppo di operai che l’avrebbero sentita urlare. Secondo l’avvocato di Fumagalli, il suo assistito soffriva di disturbi mentali. “Da cinque settimane – ha rivelato ai taccuini di Repubblica – aveva interrotto la cura che seguiva per una particolare patologia psichiatrica”.

Tale tesi, però, potrà essere confermata solo in seguito alla relazione del Ctu nominato dal tribunale.

La confessione, intanto, permette di fare chiarezza sulla dinamica dell’episodio, ma non rispetto alle cause che avrebbero portato alla rottura della coppia e a un gesto così eclatante.

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