Coronavirus

"Ora attenti ai malati fantasmi" Il messaggio che fa salire l'allerta

Secondo l’infettivologo solo tra una decina di giorni sapremo quanto pagheremo le festività natalizie

"Ora attenti ai malati fantasmi" Il messaggio che fa salire l'allerta

L’infettivologo Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano vede purtroppo una situazione in Italia molto simile a quella dello scorso marzo. Intervistato da La Stampa, Galli ha liquidato quanto sta avvenendo in politica con un paragone alquanto azzeccato e preoccupante: “Sembra l'orchestra che suona mentre il Titanic affonda. Mi pare ci sia ben altro di cui occuparsi in questo momento”.

Galli: "La priorità è la pandemia"

Come sottolineato dall’infettivologo, in questo momento la priorità è la pandemia che sta vivendo il nostro Paese che, con vari cambi di colore per le regioni, sembra essere peggiorata anziché migliorata. E magari, come ha tenuto a precisare Galli, non è questo il momento di distrarsi ma “bisognerebbe stringere tutti le fila e aspettare la fine della pandemia per scannarsi”. Ieri in Italia sono stati registrati altri 616 morti ma il dato più sensibile non sarebbe quello riguardante i morti, quanto quello dei contagi che continua a salire, e dei positivi ospedalizzati. Non è detto infatti che i decessi siano giornalieri, ma possono anche riferirsi a malattie andate avanti per settimane.

“Si fanno meno test in generale, perché prima veniva richiesto a molte persone, compresi i viaggiatori, mentre nel periodo natalizio c'è stata come una pausa e ultimamente ottiene il tampone solo chi ha forti motivazioni invece che una storia di contatti pericolosi”.

Quindi, in poche parole, il tampone viene fatto solo sulle persone che arrivano nelle strutture ospedaliere o quelle che decidono di farlo privatamente. Galli ha poi fatto un ragionamento: “Dal 21 febbraio al 4 maggio in Italia sono stati diagnosticati 211.938 positivi e 29.079 morti con una letalità del 13,7 per cento. I contagiati erano molto sottodimensionati, anche cinque volte, perché si faceva il tampone solo a chi arrivava in ospedale. Dall'1 settembre al 9 gennaio sono stati diagnosticati 1 milione 988.652 positivi e 42.911 morti con una letalità del 2,1 per cento. Si nota subito come il denominatore più vasto cambi tutto. La media dei due periodi è del 3,4 per cento, mentre la Germania è al 2,1”.

Situazione simile allo scorso marzo

Questo vorrebbe dire che siamo tornati ai numeri dello scorso marzo, con il numero dei ricoveri simile alla prima ondata e pochi tamponi. C’è però da dire che qualche miglioria è stata fatta, gli ospedali sono più organizzati. I morti sono stati però 43mila e la fine sembra ancora lontana. Anche perché, come ha spiegato Galli, la seconda ondata “nata quest'estate non facendo tamponi e sottostimando il problema, non è mai finita, perché le misure non l'hanno annientata. Ora c'è un aumento dei parametri che ci preoccupano di più, come i ricoveri, e una discreta stanchezza sia nella ricerca del contagio sia nell'applicazione delle regole. Nei prossimi dieci giorni capiremo quanto pagheremo le festività e poi speriamo non arrivi anche una terza ondata”.

Secondo l’Infettivologo non sarebbe neanche presto per pensare a un lockdown duro, come chiesto da Crisanti. Si dovrebbe infatti pensare a provvedimenti fermi che vadano di pari passo con il piano vaccinale. Solo se ci sono abbastanza dosi di vaccino si può infatti pensare di abbassare i contagi e favorire una vaccinazione di massa. E per quanto riguarda le regioni colorate di giallo, Galli non sembra avere dubbi: non sono servite a nulla. “Se ci fossero le dosi necessarie le zone rosse aiuterebbero a limitare la diffusione e a favorire la vaccinazione, dunque si costruirebbe una doppia barriera anti virus”. L’esperto sembra comunque molto più preoccupato dall’organizzazione, anche se non vuole assumere un atteggiamento negativo a priori. Intanto incrocia le dita.

Anche se, la matematica non è un’opinione e, anche nel caso in cui si riuscisse a velocizzare i ritmi attuali su categorie raggiungibili in modo semplice, si andrebbe comunque dopo il 2021. A questo punto, a conti fatti, Galli suggerisce di fare scelte impopolari e avvertire la popolazione che non verranno vaccinati tutti e subito. Come per esempio, si potrebbe decidere di non vaccinare in questa fase i soggetti guariti dal Covid, perché comunque un tipo di protezione l’hanno sviluppata, anziani guariti compresi. L’Italia è ancora lontana dal Regno Unito che sta rimandando la somministrazione della seconda dose di vaccino.“Una seconda infezione è improbabile e spesso non grave. In Italia ci sono 2 milioni di guariti che non sanno di essere stati contagiati e altrettanti che lo sanno. Almeno i secondi potrebbero aspettare qualche mese, quando avviata la campagna vaccinale e scoperto di più sull'immunità si potrà rivalutarli” ha spiegato. E c’è anche chi, come il British medical journal, dubita della protezione dei vaccini.

Su questo Galli si sente di dire che gli studi sui vaccini sono certo da arricchire, ma che non ci sono prove di insicurezza o inefficacia.

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