Un clamoroso colpo di scena potrebbe riaprire le indagini relative al delitto di Garlasco. Quattordici anni dopo l'omicidio di Chiara Poggi, per il quale fu condannato a sedici anni di reclusione il fidanzato Alberto Stasi, un' informativa dei carabinieri di Milano getta ombra su uno dei casi di cronaca nera più discussi dell'ultimo ventennio. L'indiscrezione è stata raccolta in esclusiva dal settimanale Giallo, in edicola giovedì 22 aprile.
L'informativa raccolta dai carabinieri
Stando a quanto rivela un'anticipazione del settimanale Giallo, rilanciata dal sito Dagospia, i carabinieri di Milano avrebbero inviato una lunga e dettagliata nota alla Procura di Pavia in cui si evidenzierebbero alcuni "aspetti lacunosi" delle indagini e "poco coerenti" con la dinamica omicidiaria. "Quanto narrato indica alcuni aspetti non solo lacunosi dal punto di vista investigativo, ma anche poco coerenti con la dinamica del delitto. - reciterebbe la presunta informativa - Inoltre, la complessiva analisi delle investigazioni svolte all'epoca individuerebbe alcuni elementi degni di approfondimenti investigativi poiché, fermo restando gli elementi a carico di Stasi, bisognerebbe prendere in considerazione quantomeno la presenza di un correo". Dunque, Stasi potrebbe aver agito in correità con un complice? Ma soprattutto, c'è già il nome del presunto, altro indiziato?
Cosa non torna
Per i carabinieri ci sarebbero molti punti che non tornano nella dinamica del delitto o che, almeno, avrebbero meritato ulteriori accertamenti. A partire dalle tracce del dna di Alberto Stasi sul dispenser del sapone in bagno, i capelli neri nel lavandino, fino al sangue rinvenuto sulle porte e sulle pareti di casa Poggi, mai analizzato. Fatto sta che circa il valore probatorio di quegli stessi reperti, la Corte di Cassazione si è già pronunciata due settimane fa.
Nella sentenza depositata lo scorso 19 marzo dalla prima sezione penale, la Suprema Corte ha chiarito la questione relativa alle tracce rinvenute sul dispenser di sapone rilevando che "da una parte la convinzione dei giudici del rinvio dell'avvenuta pulitura del dispenser dopo che l'assassino si era lavato le mani derivava anche da ragionamenti di tipo logico discendenti da nuove emergenze probatorie e dall'altra era stata valorizzata la posizione delle impronte di Stasi sul dispenser e il dito coinvolto per dedurre che le impronte fossero state lasciate dopo il lavaggio delle mani, del lavandino e del dispenser stesso; il tutto nella consapevolezza che sull'oggetto fosse presente il dna di Chiara Poggi e che, quindi, il lavaggio non aveva reso l'oggetto totalmente immune da tracce".
Per questo, concludono i giudici "non si può ritenere che i giudici non avessero presenti le condizioni del dispenser". Che ci possa essere un colpo di scena inatteso? Il documento completo e tutta la vicenda su Settimanale Giallo, Cairo editore, in edicola da domani, giovedì 22 aprile.
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