All'appello mancavano solo i sindacati. Non che i rappresentanti dei lavoratori non abbiano diritto di dire la loro, anzi la sicurezza sui posti di lavoro dev'essere una priorità assoluta della ripartenza. Ma un conto è porre condizioni severe, altro è - com'è successo ieri a Milano nel summit tenuto dalla Regione - negare a priori il diritto della politica di fare la sintesi tra tutte le esigenze e decidere i tempi di uscita dal blocco totale.
Avanti così sarà il caos, con un Paese in mano a scienziati, magistrati e sindacalisti, una sorta di Repubblica delle banane, cioè uno stato fantoccio nel quale gli interessi degli italiani sono subordinati a quelli delle élite che non vogliono perdere ruoli e privilegi, non sempre per la verità aderenti alla Costituzione.
E dire che, almeno formalmente, siamo una Repubblica parlamentare, dico formalmente perché nella più grande crisi economica e sociale della nostra storia il Parlamento è il grande assente, di fatto è stato chiuso nel silenzio e nel compiacimento dei suoi mille membri che appaiono più smarriti e impauriti dei ricoverati al Pio Albergo Trivulzio (salvo fare a gara per apparire nei talk show televisivi collegati, ben al sicuro, dalle loro abitazioni).
C'è una legge fisica e filosofica che ben spiega quello che sta succedendo in Italia. Si chiama horror vacui, autore niente meno che Aristotele, e afferma che «la natura rifugge il vuoto» e perciò lo riempe costantemente. Se il parlamento non scuda chi ha avuto a che fare, o avrà a che fare con il virus (medici, amministratori, imprenditori) i magistrati scorrazzeranno in lungo e in largo; se la migliore politica non decide decideranno scienziati e sindacati; se gli imprenditori non fanno sentire forte e chiara la loro voce saremo sommersi dal chiacchiericcio della peggiore politica.
Pensavo
che questa vicenda drammatica scuotesse chi per diritto costituzionale - governo e Parlamento - è l'unico titolato a indicare la rotta.Prendo atto che così non è e rimarremo appesi agli umori di magistratura e sindacati.
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