Guerra in Ucraina

La guerra passa anche dagli attacchi informatici. L'Italia è protetta? L'analisi di Andrea Pasini

Gli attacchi hacker non sono di certo una novità, ma gli italiani sono sempre più nel mirino di queste aggressioni

La guerra passa anche dagli attacchi informatici. L'Italia è protetta? L'analisi di Andrea Pasini

Gli italiani sono sempre più nel mirino degli hacker. È quanto traspare dal Rapporto Censis-DeepCyber sulla cybersicurezza in Italia, presentato i giorni scorsi. Quello degli attacchi hacker non è certo un fenomeno nuovo, ma nel 2021 abbiamo assistito a una crescita esponenziale delle violazioni di reti aziendali e portali importanti nel settore dell’istruzione e della ricerca, ma anche enti governativi e di comunicazione.

L’Italia appare così uno dei Paesi europei con il maggior numero di problemi di sicurezza digitale. Io sono Andrea Pasini imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e vi voglio fornirne alcuni dati utili a capire il pericolo che il nostro Paese sta correndo: al 64% dei cittadini è capitato di essere bersaglio di email ingannevoli; il 44,9% ha avuto il proprio pc infettato da un virus; il 19,5% degli occupati ha sperimentato attacchi informatici con danni agli account social o al sito web della propria azienda; il 17,2% ha scoperto acquisti fraudolenti fatti a proprio nome; e infine il 14,7% ha ricevuto attacchi che hanno causato la perdita di dati e informazioni.

Più si evolve la nostra digital life, più internet appare un luogo pericoloso, e a pensarlo è l’81,7% degli italiani. Tra le attività che gli italiani percepiscono come a più alto rischio, ci sono la navigazione web con consultazione di siti (57,8%), l’utilizzo di account social (54,6%), gli acquisti di prodotti online (53,7%), le operazioni di home banking. Per questo motivo la cybersecurity si deve intendere non solo come un settore industriale strategico altamente innovativo, ma come una nuova cultura sociale in cui cittadini, aziende e istituzioni tutelandosi dagli attacchi informatici tutelano la sicurezza e la libertà di tutti. Sebbene il 61,6% degli italiani adotti sui propri device precauzioni per difendersi da attacchi informatici ed eventuali hacker, il 28,1% non fa nulla di concreto per difendersi e dell’82% che ricorre a software e app di tutela, solo il 18% chiede aiuto a un esperto.

Ancora più preoccupate è che il restante 10,3% dei cittadini si dica indifferente o comunque non abbia alcuna preoccupazione sulla sicurezza informatica. Manca una vera e propria consapevolezza dell’importanza di culture, strategie, tecnologie, competenze e sistemi di protezione informatica per il nostro benessere, prova ne è che solo un italiano su quattro ha un’idea chiara di cosa sia la cybersecurity.

Appare fondamentale, a partire dalle scuole ma anche nelle aziende e nella pubblica amministrazione, inserire la cyber security insieme all’informatica di base come colonne portanti per la necessaria cultura digitale, a prescindere dal ruolo professionale presente o futuro. Molto di quello che si è fatto in questi anni va nella direzione giusta per implementare la digitalizzazione del Paese, occorre però essere consapevoli della potenzialità della tecnologia digitale, che è diventata strumento di forza anche nel tentativo di piegare e sottomettere le democrazie occidentali, attraverso un controllo sociale di dissenso e di opinione.


È evidente allora che bisogna anche trovare un equilibrio tra sicurezza e libertà, puntando all’autonomia strategica nel digitale e nella sicurezza cibernetica. Una priorità di cui l’attuale governo sembra fortunatamente essere consapevole

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