Ilva, a Taranto pane e diossina

Il direttore dell'Arpa Puglia: "È tanta da poter finire nei cibi"

Ilva, a Taranto pane e diossina

“La guerra contro l'inquinamento dell'Ilva di Taranto è persa” e per il direttore generale dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, il simbolo di questa disfatta è la diossina che trasforma il capoluogo pugliese in una succursale della “terra dei fuochi” e adesso costituisce un pericolo non più solo nell'aria, ma nei cibi. Il rischio assai alto che i tarantini possano trovarla a tavola.

Con l'approssimarsi della scadenza del mandato, per Assennato è l'ora di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Soprattutto nei confronti della politica e non tanto quando il docente universitario cita, nella videoconferenza di ieri a Bari, la “sconfitta” patita contro i ministeri dell'Ambiente e della Salute e contro il Parlamento, per il risanamento degli impianti siderurgici, ma quando ricorda che “senza l'intervento della magistratura l'Ilva continuerebbe a fare il bello e il cattivo tempo”.

Assennato è stato voluto alla direzione dell'Agenzia regionale per l'Ambiente dall'ex presidente della regione Puglia Nichi Vendola. Entrambi sono stati rinviati a giudizio nel processo per disastro ambientale che coinvolge anche i vertici Ilva e che comincerà a maggio. Malgrado lo stesso direttore dell'Arpa abbia parlato anche di “battaglie vinte”, nelle sue parole traspariva una vena polemica.

La diossina resta un pericolo per Taranto. Il direttore generale dell'Arpa ha citato i dati a cavallo tra la fine del 2014 e gli inizi del 2015, quando sono stati trovati valori elevati della micidiale sostanza nelle polveri captate dalle centraline di monitoraggio soprattutto al quartiere Tamburi, il più vicino allo stabilimento siderurgico.

Secondo Assennato i valori della diossina riscontrati nelle polveri a Taranto sono secondi solo a quelli riscontrati “al centro della discarica di Giugliano in Campania, la peggiore della terra dei fuochi”. Così che la drammatica vicenda solleva da parte del direttore dell'Arpa un interrogativo inquietante: “Quelle polveri trattengono diossina e dovrebbero essere sigillate e smaltite.

Come mai si trovavano nell'aria del quartiere Tamburi?” Un interrogativo senza risposta, uno dei tanti, troppi, della vicenda Ilva.

Come si vede nella foto di Luciano Manna dell'associazione ambientalista 'Peacelink', la fabbrica è a ridosso della città.

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