Politica

Inizia la prima era senza elezioni

Lo scorrere del tempo spesso ti sorprende. Non va sempre d'accordo con il calendario. Questo Parlamento, diciottesima legislatura, ti sembra vecchio

Inizia la prima era senza elezioni

Lo scorrere del tempo spesso ti sorprende. Non va sempre d'accordo con il calendario. Questo Parlamento, diciottesima legislatura, ti sembra vecchio. Davvero si andrà a votare nel 2023? Non sono sbagliati i calcoli. È che sembrano passate tante stagioni, lunghi inverni ed estati senza pioggia. La realtà è che sono solo due anni e mezzo. Era il 4 marzo 2018. Solo che sembra tanto tempo fa.

È vero che la vita va di fretta, ma ci sono cose che invecchiano subito. Questo accade agli organismi che hanno come ruolo e funzione la rappresentanza. C'è sempre uno scarto tra la mappa e la realtà, l'attuale Parlamento è però uno specchio deforme. Non soltanto perché il referendum ha tagliato le poltrone. La riforma costituzionale entrerà in vigore alle prossime elezioni. Ci sta. Nessuno si aspetta il suicidio in diretta di deputati e senatori. Non bisogna però barare. I grillini e i renziani sono sovradimensionati. Il Movimento non si riconosce. Non è più lo stesso del 2018. Il Pd di Zingaretti non è quello di Renzi. Il centrodestra sta cambiando i suoi equilibri interni. Non è chiaramente un problema di legittimità. Il Parlamento è una fotografia che andrebbe scattata appunto ogni cinque anni. La questione semmai è politica. Tutte le forze in campo dovrebbero avere il coraggio di non mentire a se stesse. I rapporti di forza sono cambiati e se si finge di non vederlo poi la realtà si vendica.

Adesso si apre una stagione che cambia le prospettive dei partiti. Questo Parlamento già vecchio è destinato a invecchiare a lungo. L'impressione è che il Conte bis andrà avanti a lungo. Non è neppure detto che la caduta del governo porti alle elezioni. Le resistenze sono tante. Si farà di tutto per rallentare il tempo. Questo significa che per altri due anni e mezzo l'Italia verrà addormentata dalla ragnatela di Conte.

Questo cambia la politica. Il voto fino ad ora ha dettato temi, tempi e ritmi di gioco, in attacco come in difesa. Facciamo qualche esempio. Il Pd si è arroccato per paura di perdere consensi. Stava lì, fermo, immobile, con il timore perfino di respirare, perché ogni passo poteva rappresentare un'insidia. Pur di sopravvivere si è inginocchiato davanti ai Cinque Stelle. Ora, con le elezioni lontane, si è risvegliato un po' meno pauroso. Non è un leone, ma neppure un opossum. Non ruggisce, ma ha smesso di fingersi morto. Salvini, d'altra parte, si è nutrito di consenso minuto per minuto, sempre lì, a battere ogni increspatura dei social: veloce, ingordo, pronto a lanciarsi su tutto perché il futuro è adesso. Il guaio è che il futuro si sta spostando sempre più in là. È un'altra gara. Il passo sarà diverso. Non basta correre a testa bassa. Serve fiato, resistenza, prospettiva. Non ti serve più vincere cento battaglie al giorno. La scaramuccia che produce «mi piace» si consuma in fretta. Non resta. Non si può giocare solo di pancia o di istinto. Ci sarà bisogno di una strategia. È quello che Salvini deve imparare a fare. Tutti dovrebbero cominciare a immaginare come saranno nel 2023. Conte riuscirà a portare avanti la sua melina? Giorgia Meloni saprà conservare i suoi consensi? Forza Italia ritroverà uno spazio politico? I grillini sopravvivranno alla caduta? Renzi è ancora vivo? Il Pd ha ancora un brandello di anima?

Il campo di gioco sarà in gran parte sui fondi europei.

Cosa farci? L'unica cosa certa al momento è che nessuno lo sa.

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