Cronache

Islamica e felice Silvia l'ingrata

Abbiamo pagato 4 milioni per salvarla, ma la volontaria è tornata con la divisa del nemico jihadista: "Mi sono convertita all'islam, è stata una scelta libera"

Islamica e felice Silvia l'ingrata

Silvia Romano, la giovane volontaria di Milano rapita un anno e mezzo fa in Kenya, è tornata a casa sana e salva. Siamo felici per lei, la sua famiglia, i suoi amici e complimenti ai nostri servizi segreti che hanno saputo dipanare con pazienza l'intricata matassa. Detto questo, vedere in diretta tv Silvia sbucare dal portellone dell'aereo di Stato che l'ha riportata in Italia velata e in perfetta divisa da donna islamica ci ha lasciato più che perplessi. Tra i simboli della cultura che l'ha rapita, segregata e venduta più volte come donna oggetto e oggetto di scambio e ricatto e la cultura che l'ha scovata e liberata dai suoi carcerieri e che ha pagato il riscatto (quattro milioni di euro), Silvia ha deciso di omaggiare la prima e di umiliare la seconda, che non solo l'ha ricevuta manco fosse un'eroina (non si capisce di cosa) ma ha fatto pure suonare a festa le campane della chiesa - ovviamente cattolica - del suo quartiere.

Libera ovviamente la ragazza di fare ciò che crede, libera di avere abbracciato in questo periodo, come pare sia successo, la religione islamica e mettiamo pure in conto la prostrazione psicologica cui è stata sottoposta. Ma proprio per questo, quel velo esibito suona come un insulto alle libertà delle donne e dell'Occidente. È come se un internato in un campo di concentramento tedesco fosse tornato a casa, ricevuto con tutti gli onori dal suo presidente del Consiglio, indossando orgogliosamente la divisa dell'esercito nazista.

E questo senza contare che oggi, con Silvia al sicuro, possiamo anche dircela tutta: ma che cosa ci faceva una ragazzina inesperta in uno dei posti più a rischio del pianeta? Chi ce l'ha mandata «a fin di bene» è stato un irresponsabile, che ha messo a rischio la vita della ragazza, di chi ha dovuto impegnarsi per liberarla e ora di tante altre persone innocenti, perché la banda di estremisti islamici che ha incassato i quattro milioni dal governo italiano non li spenderà certo in opere di bene, bensì in armi per rafforzare la sua opera di morte e terrore.

«A fin di bene» in questa storia non c'è proprio nulla, e nel suo ultimissimo atto, all'aeroporto di Ciampino, sono mancati pure buon senso e rispetto. Abbiamo quattro milioni in meno e, scommettiamo, un'eroina della sinistra in più. Pur di vedere Silvia viva ci va bene pure questo scambio, ma per favore basta retorica.

E stendiamo noi un velo, in questo caso pietoso, non sulla faccia di Silvia, ma su tutta la questione.

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