Salone del Mobile

Kogan, architettura da film con legno, pietra e luce

Dal Brasile idee per abitare. Marcio Kogan, architetto che si ispira al cinema per "inquadrare" gli ambienti in osmosi con la natura e il paesaggio

Kogan, architettura da film con legno, pietra e luce

Il Salone Internazionale del Mobile che si è da poco concluso a Milano, come sempre è stato un grande incubatore di idee e proposte senza confini. Creatività globale, prodotti di sesign e interior design declinati con linguaggi affascinanti e tutti da scoprire. E al Salone del Mobile, anzi, ai Saloni si sono affiuancate la miriade di inziate legate al Fuori Salone che hanno visto una girandola di protagonisti in scena. Molti con autorevolezza, anche arrivati dall'estero, peché credono in questa manifestazione al top nel mondo e rinunciano al richiamo di Milano.

Come è stato il caso del Brasile con la manifestazione Brazil S/A, la finestra sulla cultura e sul design brasiliano che è stata allestita a Palazzo Affari ai Giureconsulti con grande successo e che ha offerto spunti di rilievo anche sul fronte dell'architettura grazie alla collaborazione con il programma televisivo Casa Brasileira curato da Baba Vacaro e Alberto Renault che ha portato a Milano progetti di forte impatto.

Tendenze e novità ben rappresentate ad esempio da Marcio Kogan, uno dei maggiori esponenti dell’architettura brasiliana, un’architettura cinematografica perché rappresenta un modo di pensare il vivere quotidiano come se fosse un film con la storia che nasce e si sviluppa ogni giorno attorno alle mura di casa e ci avvolge in un turbinio di emozioni che variano da stanza a stanza, regalano momenti indimenticabili, degni di essere impressi per sempre come su una pellicola. Con un stile fatto di linee essenziali, orizzontali che si mischino al paesaggio parte integrante del concetto di abitare.

L’architetto ha racconta che la sua ispirazione nasce quando, ancora molto giovane, ha visto il film Il silenzio con Ingrid Bergman e si è immedesimato nel piccolo protagonista interpretato da Jorgen Lindstrom. Fu la prima volta in cui ha intuito il significato della parola "arte". Da lì, le prime case progettate da Kogan sono caratterizzate da linee essenziali e costruite con materiali naturali, come legno e pietra, che contribuiscono anche a dare colore alle facciate e agli esterni.

L’impatto del cinema sull’opera di Kogan si esprime, nel fatto che ogni stanza è come se fosse sempre inquadrata da una telecamera o un obiettivo, che significa "inquadrare" ciascuno spazio, utilizzando al massimo la luce naturale. Naturalità espressa anche nella scelta di utilizzare molte vetrate, che quasi entrano nei muri e vi si sostituiscono, attraverso sistemi che ricordano il cambio automatizzato delle scenografie moderne e permettono l'osmosi fra interno ed esterno in cui la casa fa parte del giardino e viceversa.

La bravura dell’architetto sta anche nel saper utilizzare la luce in modo da evitare l’eccessivo calore interno, orientando la posizione della casa. È quanto avviene ad esempio, nella casa progettata per l'attore brasiliano Bruno Gagliasso, nel quartiere di São Conrado, a Rio de Janeiro. In essa l’elemento della sostenibilità risulta predominante: la luce solare viene utilizzata per l’energia elettrica, mentre la forza del vento per la climatizzazione interna. Una fazenda urbana moderna, in cui sperimentare nuove tecniche come, ad esempio, nella Casa Cobogò di San Paolo, in cui l’opera d’arte viene usata come elemento architettonico.

Marcio Kogan, infatti, avvolge lo spazio dedicato alla palestra con un magico incastro di forme e luci, utilizzando l’elemento vazado, costituito da blocchi di materia cellulare che consente il passaggio di luce e calore, ideato dall’architetto austriaco-americano Erwin Hauer.

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