Cronache

Le Ong non puntano più il dito: ora il governo non ha colpe per i morti in mare?

Le Ong danno la colpa politica dell'accaduto al governo italiano e all'Europa, questa volta non puntano il dito su un solo personaggio come accadava nell'era Salvini. Ma la vera responsabilità è in capo a criminali che fanno salpare precari gommoni in condizioni proibitive

Le Ong non puntano più il dito: ora il governo non ha colpe per i morti in mare?

Altri naufragi, altre tragedie e nuovi episodi di morte nel Mediterraneo. Sarebbero quasi 100 le vittime causate dalle avarie su due gommoni partiti dalle coste occidentali della Tripolitania. Sciagura che si aggiunge a un'altra accaduta mercoledì che ha comportato la morte di altre sei persone. Fin qui il freddo, cinico e molto triste dato di cronaca. Ogni vittima in mare però, purtroppo, scatena anche dibattiti politici su un tema molto caldo quale quello dell'immigrazione.

Di chi è la colpa delle morti nel Mediterraneo? È questa la frase che spesso si sente ripetere dopo i naufragi. E la corsa al capro espiatorio è molto più complicata quest'anno. Se fino al 2019 responsabile di episodi del genere era considerato l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, per chi vuole a tutti i costi trovare un colpevole è dura orientare attenzioni su altri soggetti.

Come sottolineato da Adriano Scianca su LaVerità, nessuno oggi dà la colpa al successore di Salvini al Viminale, ossia Luciana Lamorgese. E questo è un bene: finalmente forse si sta iniziando ad attuare una differenza tra responsabilità politica e responsabilità penale. Si può puntare il dito contro un operato politico, senza per questo, come accadeva durante il precedente esecutivo, definire assassino il ministro di turno.

Si parla però di colpe generiche distribuite tra governo italiano e istituzioni europee. Ree queste ultime, secondo ad esempio l'Ong Open Arms, intervenuta sul luogo dell'ultima tragedia delle scorse ore, di non fare abbastanza per soccorsi e accoglienza: “Vergogna Europa!” è una delle frasi che si legge negli ultimi post su Twitter dell'Ong spagnola.

In un articolo pubblicato su La Stampa, una delle portavoci di Open Arms, Valentina Brinis, assieme a Giogia Linardi di Sea Watch è andata oltre puntando il dito anche contro l'attuale esecutivo italiano. Eppure il governo giallorosso non si può certo definire contro le Ong. La stessa Lamorgese ha ricevuto i rappresentanti delle organizzazioni al Viminale a fine 2019. E ad ottobre l'esecutivo ha varato modifiche al decreto sicurezza voluto da Salvini che ha tolto di fatto le multe contro le navi umanitarie. Oltre ad aprire le maglie dell'accoglienza e ad alleggerire le misure sull'immigrazione.

La verità è che dal nord Africa adesso si parte anche in autunno

La caccia prosegue, una responsabilità anche solo politica deve in qualche modo essere assegnata. Ma, a veder bene la questione, questo non rende giustizia agli innocenti annegati in mare. Basta andare a guardare alla dinamica dell'ultimo episodio. Qualcosa come 120 migranti erano stipati all'interno di due piccoli gommoni. Impossibile in queste condizioni anche solo pensare di affrontare una traversata del Mediterraneo. Per di più con il mare di novembre che non promette mai nulla di buono. Chiunque faccia salpare in simili contesti un'imbarcazione è un criminale. Ed allora è da qui che occorre ripartire: se quelle donne e quei bambini hanno perso la vita affogando nel Mediterraneo, è perché trafficanti senza scrupoli li hanno fatti salpare in condizioni proibitive.

Cercare altri capri espiatori nasconde la vera radice del problema e cioè che organizzazioni criminali continuano ad operare e a lucrare sulla pelle di innocenti. In più in questo 2020 i trafficanti stanno mandando verso l'Europa barconi anche in pieno autunno. Vale per la Libia, così come per la Tunisia.

Sul perché sta accadendo tutto questo non è ancora semplice capire il motivo. Sulla rotta tunisina starebbe influendo la condizione sempre più precaria a livello economico del Paese africano piegato dall'emergenza Covid. Sulla Libia forse c'è anche un altro aspetto da considerare: le organizzazioni che operano a Sabratha e Zawiya forse vogliono lanciare chiari segnali al governo di Tripoli, il quale nelle scorse settimane ha arrestato diversi trafficanti, tra cui il temuto Bija.

In tutto questo la vera responsabilità politica attribuibile all'Italia e all'Europa è quella di non aver fatto abbastanza per fermare il caos in Libia e attuare strategie mirate al contenimento del potere dei gruppi criminali.

Ma quei naufragi e quelle tragedie che ancora oggi si documentano, stanno sulla coscienza di trafficanti senza scrupoli.

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