Cronache

"Diana morta di stenti". L'autopsia inchioda la madre: cosa rischia

Ora bisognerà attendere l'esito dell'esame tossicologico. Gli inquirenti sospettano che la madre della bimba, Alessia Pifferi, possa avere sedato la figlioletta con le benzodiazepine. La 36enne dal carcere: "A tratti piange"

"Diana morta di stenti". L'autopsia inchioda la madre: cosa rischia

"Nessun segno di morte evidente". Dall'autopsia eseguita sul corpicino della piccola Diana, la bimba di 18 mesi abbandonata in casa dalla mamma, Alessia Pifferi, non sono emerse evidenze sulle cause cliniche del decesso. Per certo, così come hanno ribadito gli inquirenti in questi giorni, la piccola è morta di stenti. Ora bisognerà capire se la 36enne abbia sedato la figlioletta con le benzodiazepine. Al riguardo, gli specialisti della Polizia scientifica analizzeranno la traccia di latte rimasta all'interno del biberon e il flacone di ansiolitico "En" ritrovato a casa della donna, in un appartamento di Ponte Lambro.

L'autopsia

Diana è morta per la fame e la sete ma per dettagliare le cause del decesso occorrerà procedere con delle valutazioni più approfondite. I successivi accertamenti autoptici serviranno a stabilire la data esatta del decesso che, ad oggi, sembrerebbe collocabile nelle 24 ore antecedenti al ritrovemento del cadavere. Un altro aspetto che bisognerà chiarire è l'eventuale somministrazione di benzodiazepine. Gli inquirenti ipotizzando che la 36enne abbia sedato la figlioletta con l'ansiolitico. Un sospetto finora sempre negato da Alessia Pifferi che, invece, sostiene di aver dato alla bimba delle gocce di paracetamolo. Tuttavia, durante il sopralluogo nell'appartamento alla perfiferia di Milano, è stato trovato solo il flacone di "En". Una prima relazione preliminare dei consulenti medici è attesa entro metà agosto sul tavolo del pm Francesco De Tommasi, titolare delle indagini affidate alla Squadra mobile. Inizieranno, invece, nei prossimi giorni con la formula dell'accertamento irripetibile le analisi degli specialisti del gabinetto regionale della Polizia scientifica sul biberon e il medicinale antidepressivo alla ricerca di tracce di Dna di Diana.

Cosa rischia Alessia Pifferi

Se gli esami tossicologici dovessero confermare la somministrazione di benzodiazepine, Alessia Pifferi potrebbe rischiare financo l'ergastolo. La 36enne è reclusa nel carcere di San Vittore dallo scorso giovedì con l'accusa di omicidio pluriaggravato nell'ipotesi dell'omissione. Il giudice per le indagini preliminari è stato chiaro nelle motivazioni a margine della conferma del fermo: "Alessia Pifferi ha avuto una condotta dall'impatto intrinsecamente ed estremamente violento, anche se non in forma commissiva" nei confronti della bimba di quasi un anno e mezzo. Nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere il gip ha precisato che la 36enne non si è limitata a prevedere e accettare "il rischio" che la piccola morisse ma, "pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente" lo ha voluto. La posizione della donna, però, potrebbe aggravarsi nell'eventualità che le venga contestata una ipotetica aggravante.

Come sta la 36enne

Alessia "è frastornata" e a tratti "piange". Lo riferiscono alcune fonti all'Ansa che, in questi giorni, hanno avuto modo di interagire con la 36enne nel carcere di San Vittore. La giovane mamma si trova in isolamento ed è sorvegliata a vista da alcune guardie per "per evitare eventuali 'punizioni da parte di altri detenuti per via di quella tacita legge che vige dietro le sbarre che non perdona chi si è accanito contro i bambini" sia per impedire che possa compiere gesti autolesivi. Intanto continuano ad arrivare in Procura a Milano lettere via mail, soprattutto di mamme scosse per "la sofferenza" inflitta a Diana.

"Non dormo la notte - ha scritto una madre - mi auguro una condanna alla pena più severa possibile".

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