Coronavirus

Legittima difesa dall'incapacità

contagi calano e la Lombardia si prepara a riaprire, il Veneto la segue, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Sicilia pure.

Legittima difesa dall'incapacità

I contagi calano e la Lombardia si prepara a riaprire, il Veneto la segue, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Sicilia pure. Di fronte all'immobilismo del governo, paralizzato dall'incompetenza di Conte e da otto inconcludenti commissioni più o meno scientifiche in lotta tra loro, le Regioni del Nord e molte di quelle a guida centrodestra annunciano lo strappo. Incoscienza? Azzardo? Lo definirei realismo da una parte e legittima difesa dall'altra. Difesa dalla babele politica e dal caos scientifico. Da settimane ci dicono tutto e il contrario di tutto, e chi ha bisogno di certezze non può più aspettare i riti romani.

Parliamo comunque di riapertura a rischi calcolati, di regole chiare sulla sicurezza, non di un «liberi tutti» incondizionato. Che la Lombardia e il Nord non si facciano impantanare nella palude romana e prendendosi tutta la responsabilità politica del caso si mettano di fatto alla guida del Paese indicando a tutti la strada, non può che essere una buona notizia, confortata ieri anche dall'elezione a nuovo capo di Confindustria di Carlo Bonomi, presidente uscente di Assolombarda.

Il Nord ha tutto il diritto di andare per la sua strada per più di una ragione. La prima è che ha affrontato da solo questa devastante emergenza, riuscendo a gestirla né meglio né peggio dei grandi Paesi occidentali ben più efficienti e strutturati dell'Italia (in quanto ai morti nelle case di cura vi consiglio di leggere oggi l'articolo su ciò che è accaduto in Francia, Belgio e Spagna). La seconda ragione è che il Nord si è attrezzato per affrontare un eventuale ritorno non lo si può escludere di aggressività del virus costruendo, per esempio, in sole due settimane e con fondi privati, il più grande centro di terapia intensiva d'Europa (l'ospedale in Fiera a Milano, grazie anche al contributo di voi lettori). La terza è che le imprese del Nord, già provate, si devono confrontare con quelle di Paesi che hanno già deciso di riaprire (vedi Germania): rimanere chiusi solo un giorno più di loro significherebbe uscire dal mercato per anni, in quanto le commesse delle aziende italiane sarebbero facile preda di concorrenti di ogni dove (cinesi in primis).

Riaprire prima di avere messo la situazione sotto controllo sarebbe stata una follia; riaprire dopo tutti per paura e incapacità sarebbe un suicidio. Il rischio zero non esisterà per anni, col virus dovremo convivere modificando vita e lavoro.

Non senza vita né lavoro.

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