Suona come un licenziamento di Matteo Renzi quel «a Roma manca un interlocutore» attribuito ieri a Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea. A ogni puntata, ormai quotidiana, lo scontro tra Bruxelles e Roma sale di tono e non lascia presagire un lieto fine. Sono furiosi, in Europa, per l'arroganza e l'inadeguatezza degli interlocutori italiani che non rispettano gli impegni sui conti pubblici e sull'immigrazione. E forse non è un caso (ricordate lo spread ai tempi di Berlusconi?) che sia partita una mega speculazione al ribasso sulla Borsa italiana, in particolare sul comparto bancario già azzoppato dal «bail in» (la nuova legge che mette a rischio i depositi in caso di difficoltà di una banca).
Le leve dell'economia come arma di pressione e di ricatto: dallo spread al «bail in», strane parole in grado di mettere in ginocchio, a comando, qualsiasi Paese. Così va l'Europa. Il paradosso è che gli unici a volere questo governo, tanto da insediarlo via Napolitano senza passare dalle urne, furono proprio quelli del clan di Juncker che fa capo ad Angela Merkel, dopo i fallimenti dei precedenti tentativi fatti con lo sciagurato Monti e l'inutile Letta. Si comportano da padroni del nostro governo e, in questo caso, lo sono davvero. L'avessero chiesto a noi italiani se Renzi era o no adeguato, oggi non saremmo certo in questa situazione.
Renzi continua a fare il finto tonto. Mentre la Borsa crolla, lui briga per piazzare a capo degli spioni informatici il suo caro amico Carrai, gira la frittata, depista lanciando in pasto all'opinione pubblica il licenziamento in 48 ore degli statali fannulloni. Qualcuno lo avvisi di quanto accade realmente in Italia. Emblematico è il caso di un solerte giudice che, per cavilli burocratici, ha reintegrato, con tanto di risarcimento, il direttore amministrativo di una scuola condannato a due anni e sospeso perché aveva sottratto dalla cassa duecentomila euro.
Questa è l'Italia, anche nella magica era Renzi, e non è che noi siamo più fessi di Juncker: le favole ci piacciono, ma se servono per intrattenere o addormentare i bimbi, non se diventano l'unico strumento di governo del Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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