Politica

L'infarto del buonsenso

È un cortocircuito, uno di quei meccanismi perversi che mandano in soffitta la logica

L'infarto del buonsenso

È un cortocircuito, uno di quei meccanismi perversi che mandano in soffitta la logica: siamo partiti dai vaccini, dai pro-vax e i no-vax; siamo passati alle polemiche sul green pass e alla fine ci siamo ritrovati a polemizzare al solito sul fascismo. Un festival delle contraddizioni e del paradosso. L'apoteosi dell'assurdo è stata raggiunta quando alcuni sfascisti, che del Ventennio conoscono solo il folklore visto che alle letture e agli studi preferiscono il casino per il casino, allo stadio come nelle piazze, in una manifestazione no-green pass sono andati ad assalire la sede del sindacato, la Cgil, che proprio contro il green pass ha addirittura promosso una crociata. Prova che quel gruppo di camicie nere «scamiciate», mezzi delinquenti più che attivisti politici, non ricordava neppure contro chi stesse protestando.

Come risposta, qualche genio del Pd, oltre a chiedere lo scioglimento di questo agglomerato d'ignoranza, ha teorizzato l'espulsione dal consesso costituzionale del partito della Meloni, che la patente democratica se l'è conquistata partecipando per quasi trent'anni, a fasi alterne e sotto diverse sigle, al governo del Paese senza organizzare «golpe». Anche a sinistra, rimossa dalle menti la questione principale, si sono concentrati su come speculare sui cascami in chiave elettorale. Al punto di organizzare una manifestazione di condanna delle violenze di sabato scorso che, convocata in altra data, avrebbe raccolto l'adesione di tutti, ma alla vigilia delle elezioni finisce solo per essere motivo di divisioni. Roba da non credere.

Immemori. Come, sull'altro versante, quel quotidiano che titolava ieri: «Terapie intensive vuote, ricoveri crollati: non c'è ragione di insistere», ovviamente, con il green pass. Come se si fosse usciti dalla crisi per grazia ricevuta, per un miracolo divino e non per il vaccino. Anche lì hanno sacrificato la memoria a una non meglio definita battaglia di libertà che potrebbe raccogliere nella foto del gruppo «tamponi gratis» per tutti Beppe Grillo, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e il leader Cgil Maurizio Landini. Con una punta d'ironia verrebbe da dire la nuova agorà liberale.

Com'è potuto accadere questo infarto del buonsenso? Intanto per un vuoto di memoria collettivo. Le strade si sono riempite; le aziende sono ripartite; cinema, teatri e discoteche hanno riaperto. Tutti hanno rimosso le immagini delle città deserte, le sirene delle ambulanze, le processioni di bare senza funerale. Il Paese è ripartito alla grande e tutti hanno dimenticato il come e il perché. Di conseguenza, passata la paura, in disarmo il Covid, sono tornati i sintomi della vera malattia cronica del Paese: l'ideologia. Sono riapparse le scorie del '900, con i loro fantasmi del passato a destra come a sinistra, su cui si sono innestate le pseudo-ideologie del presente, quelle che hanno preso piede nei talk-show con i volti di virologi improvvisati e non. Insomma, rimossa la tragedia nel Paese è tornato un dibattito in cui c'è poco di serio e molto di ridicolo.

Anche questo, purtroppo, segno di un ritorno alla normalità.

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