Per la Lombardia si apre la possibilità di un ritorno in zona arancione già tra pochi giorni. I numeri dei contagi nella regione continuano a migliorare e Attilio Fontana è speranzoso di scalare in quella che è attualmente la zona più permissiva, ossia l'arancione. Fino a fine mese, infatti, non ci saranno zone gialle in Italia, come deciso dal ministro della Salute Roberto Speranza. Il governatore della Regione Lombardia è intervenuto in questi minuti al webinar di Aime "7 incontri per 7 domande in 70 minuti".
"I numeri della Regione stanno migliorando, venerdì mi auguro e spero che i numeri verranno confermati e si potrà chiedere di rientrare nell'arancione. Non posso dare la certezza perché la si potrà avere venerdì, ma la situazione da un punto di vista epidemiologico sta migliorando, il virus sta rallentando, i numeri sono positivi", ha detto Attilio Fontana. Tornare in zona arancione, però, non sarà un liberi tutti ovviamente e anche il governatore vuole essere chiaro su questo punto. Scalare di una zona vuol dire mantenere comunque alta l'attenzione, perché il vero discrimine per le riaperture sarà quando si sarà effettuata realmente la vaccinazione di massa, "quando avremo raggiunto una percentuale alta di vaccinati. Credo sia l'unico obiettivo con il quale si potrà parlare di normalità riacquistata. E i numeri della nostra Regione sul numero di vaccinati, 1 milione e 800mila persone, ci fa ben sperare".
Ma serve lavorare di più e meglio. Attilio Fontana ha individuato una data alla quale forse si potrà tornare a una parvenza di normalità ovviamente con la discriminante: "Io sono convinto che la situazione cambierà entro qualche mese. Se arriveranno i vaccini si potrà vivere con più tranquillità la presenza del virus. Io dico che, dalla fine di giugno, se tutte le cose andranno come ci hanno detto e arriveranno i vaccini, sono convinto che si possa tornare a una quasi normalità".
Tuttavia, Attilio Fontana vede una speranza già da qui a un mese: "Da fine aprile si dovrebbe ricominciare gradualmente con delle aperture. Noi non possiamo essere aperturisti come Regioni, al massimo possiamo fare ulteriori restrizioni rispetto a quello che decide il Governo". Il governatore è stato anche molto critico con il sistema a zone di Speranza: "Credo che questa politica delle zone sia abbastanza sbagliata. Nel momento in cui si rispettano le regole, sono convinto che il ristorante sia meno pericoloso che andare in metropolitana".
Sono proprio i trasporti a preoccupare maggiormente Attilio Fontana per la Lombardia: "È chiaro che il trasporto pubblico è uno dei veicoli attraverso cui si diffonde il virus più facilmente. I trasporti pubblici ferroviari gestiti dalla Regione sono quelli legati a Trenord e al trasporto su ferro e per questi noi abbiamo posto in essere una serie di iniziative per cercare di rendere questo tipo di trasporto rispettoso delle regole che il governo ha dato e che noi abbiamo sempre costantemente rispettato. Poi ci son tutti gli altri trasporti gestiti dalle agenzie ed è più complesso poter dare delle risposte". Maggiori risposte potrebbero essere date solo con maggiori fondi ma non è così facile, perché "i treni non puoi aumentarli perché la rete è già alla saturazione, anche con più risorse non si possono mettere più treni sulle rotaie e lo stesso vale per le metropolitane".
L'economia lombarda è ormai in ginocchio e non potrà resistere ancora a lungo prima di raggiungere il definitivo punto di non ritorno. Non è pensabile per la Lombardia, così come per il resto del Paese, continuare su questa strada fino a raggiungere l'immunità vaccinale e Attilio Fontana su questo punto è stato molto chiaro: "Commercianti e ristoratori sono in difficoltà ed è fuori di dubbio che per loro la situazione sia particolarmente pesante, mi auguro che al di là dell'aspetto vaccinale si possano rivedere le regole che sovraintendono le chiusure e la vita di tutti i giorni". Gli imprenditori lombardi comunque non mollano e va a loro il pensiero del governatore: "Il nostro mondo imprenditoriale è più forte di quello che si possa pensare e sta reagendo a questa crisi con una capacità superiore alle aspettative. C'è, nonostante tutto, l'impressione di avere a che fare non con imprenditori sfiduciati. Mi sembra che ci sia una positività molto maggiore di quella che mi aspettavo".
Tuttavia, gli scontri di oggi sono un campanello importante di un gravissimo disagio sociale nel Paese.
"Sono preoccupato, perché quando arriviamo a questo punto vuol dire che l'esasperazione è arrivata a un livello di guardia. Dobbiamo capire che c'è gente che ha una situazione di disagio personale. Queste limitazioni comportano del disagio personale che, se sommate alle preoccupazioni economiche, generano una miscela preoccupante".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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