Coronavirus

"Arriva la settimana del picco. Poi...". Cosa accadrà

Secondo l'esperto non deve spaventare il numero alto di nuovi positivi se non corrisponde all’aumento dei ricoveri

Lopalco: "Arriva la settimana del picco. Poi...". Cosa accadrà

Sono molti gli esperti che in questo periodo commentano l'aumento dei casi dovuto alla diffusione della variante Omicron e provano a prevedere cose ci attenderà in un futuro prossimo. Tra questi anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente all'Università del Salento. Prima di tutto ha parlato del sistema delle quarantene, secondo lui tutto da rivedere e da mettere in discussione in un momento di confusione completa. Lopalco, intervistato dal Corriere, sembra molto preoccupato dal fatto che mezza Italia sia confinata a casa, obbligata a giorni di quarantena perché risultata positiva pur non avendo i sintomi del Covid. Un sistema che rischia giorno dopo giorno di andare in tilt, un po’ come si è verificato con il tracciamento, ormai considerato inutile. E adesso siamo a circa 100mila nuovi casi.

Lopalco: "Quello che conta è il numero dei ricoveri"

Ma la situazione secondo Lopalco non deve però preoccuparci: “Stiamo vivendo ciò che si prevedeva quando all'orizzonte è comparsa la variante Omicron. I numeri sempre più alti non devono spaventarci, se non corrispondono all'aumento straordinario di ricoveri. Il picco ci sarà nella prima settimana di gennaio. Poi la fiammata si spegnerà”. Di una cosa sembra certo, ovvero che se tutti fossimo stati vaccinati il Covid sarebbe diventato endemico, e avrebbe continuato a circolare senza creare problemi. Adesso però si deve cambiare il meccanismo che regola tracciamento e tamponi. E non c’è tempo da perdere: “Bisogna fare in fretta. Parto dalla mia esperienza personale. Vaccinato con tre dosi, uno dei commensali con cui ho cenato mi avverte di essere positivo. Qual è il rischio che io sia stato contagiato e possa essere portatore del virus? Molto vicino allo zero, come per l'80% degli italiani vaccinati con due o tre dosi”. In poche parole, coloro che hanno avuto contatti stretti con un positivo, come durante un pranzo o un lavoro in ufficio, se sono immunizzati e asintomatici possono tranquillamente uscire di casa. Ovviamente seguendo alcune regole, come utilizzare le mascherine Ffp2, limitare gli incontri, evitare di incontrare soggetti fragili ed evitare di partecipare a feste.

Quando è inutile il tampone

Inutile in questo caso farsi tamponi in continuazione: “Nella maggior parte dei casi è inutile. È un delirio nei centri. E così chi davvero ha bisogno di ottenere una risposta diagnostica per uscire dalla quarantena e provare di essere negativo resta inchiodato a casa perché non ha la possibilità di ottenere un riscontro. Non solo. È ancora più grave la situazione per chi ha sintomi che fanno pensare al Covid-19 e non riesce ad accertarlo per la stessa difficoltà di prenotare un test”. Secondo l’epidemiologo la rete diagnostica risulta intasata perché le risorse che ci sono vengono usate nel tracciamento e nell'attività dei tamponi fatti a chi in realtà non ne avrebbe necessità ma vuole fare il test per vedere amici e parenti. “Non ha senso, in mancanza di sintomi. Diamo la precedenza ai pazienti che invece sono a rischio di infezione. Hanno diritto di poterlo sapere precocemente per essere curati, considerata la disponibilità di terapie efficaci se date tempestivamente” ha spiegato il professore.

Il tracciamento è infine possibile solo all’inizio di una nuova ondata o quando sta terminando, ma non nel momento in cui i nuovi casi raggiungono i 100mila casi al giorno. Fondamentale è soprattutto la situazione nelle strutture ospedaliere infatti, come ha precisato Lopalco: “L'obiettivo non deve essere quello di abbassare il numero dei positivi al Sars-CoV-2 ma di non intasare gli ospedali. Purtroppo in una rete così estesa di contagi il virus colpisce i più fragili e i non vaccinati, che rischiano la terapia intensiva. Un letto in più per pazienti come questi viene sottratto a un cardiopatico che aspetta di essere operato al cuore”.

E poi, come ha tenuto a dire Lopalco: “La sicurezza non si trova in un tampone ma dipende da noi stessi”.

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