L'Ue riabilita Contrada: condanna ingiusta

La Corte europea boccia la sentenza sull'ex 007: «Concorso esterno? All'epoca dei fatti il reato non era sufficientemente chiaro»

Dopo cinque sentenze altalenanti in Italia, arriva Strasburgo a riabilitare Bruno Contrada, l'ex numero tre del Sisde condannato a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte europea dei diritti dell'uomo, cui l'ex poliziotto si era rivolto nel 2008, ha accolto il suo ricorso, e ha stabilito che no, Contrada non doveva essere condannato. Almeno non per quello strano reato che nel codice italiano non esiste, frutto dell'unione di due articoli - il 416 bis che sanziona l'associazione mafiosa, e il 110, che configura il concorso - e che all'epoca dei fatti contestati all'ex poliziotto (tra il 1979 e il 1988) non «era sufficientemente chiaro», visto che è frutto di una giurisprudenza consolidatasi successivamente.

Una bomba. Non tanto, ormai, per Contrada, che era numero tre del Sisde quando è stato arrestato, il 24 dicembre del 1992, e che ha finito di scontare la sua pena a ottobre del 2012. Ma per i processi per concorso esterno che sono stati imbastiti. E non solo. Già, perché la Corte di Strasburgo, nel dettaglio, ha ribadito un principio sacrosanto regolato dall'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani, quello del «nulla pena sine lege », nessuna pena per una legge che non esiste, o non esisteva, all'epoca dei fatti. In pratica, Contrada non doveva essere condannato perché non sono stati rispettati i principi di «non retroattività e di prevedibilità della legge penale», perché «il concorso esterno in associazione mafiosa è stato il risultato di un'evoluzione della giurisprudenza iniziata verso la fine degli anni '80 e consolidatasi nel 1994», e «quindi la legge non era sufficientemente chiara e prevedibile per Bruno Contrada nel momento in cui avrebbe commesso i fatti contestatigli». La Corte ha stabilito anche un risarcimento per danni morali di 10mila euro (contro gli 80mila richiesti nel ricorso curato dall'avvocato Enrico Tagle e dalla professoressa Andreana Esposito), più 2.500 euro per le spese legali.

Soddisfatto l'avvocato Giuseppe Lipera, che a febbraio scorso ha depositato a Caltanissetta la quarta richiesta di revisione del processo (l'udienza è stata fissata per il 18 giugno). Il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, invece minimizza: «Fa riflettere che a Contrada sia stato riconosciuto, e pure in quantità decisamente inferiore rispetto alla sua richiesta, soltanto il risarcimento dei danni morali». Tuona l'ex pm del processo, Antonio Ingroia, ormai non più in toga: «Contrada è colpevole e resta tale. La Corte ha preso una solenne cantonata. I fatti contestati a Contrada sarebbero stati comunque punibili per favoreggiamento».

Da Forza Italia è un coro, di solidarietà a Contrada e di richiesta di applicazione della responsabilità civile dei magistrati.

Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta invoca la scarcerazione di Marcello Dell'Utri, condannato per lo stesso reato: «Non si può condannare un uomo che avrebbe commesso un reato prima che questo esistesse». Da Area popolare invece più voci chiedono che il concorso esterno sia una volta per tutte definito per legge.

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