Cronache

L'ultimo sfregio a Solzhenitsyn: "Un nazista, no al monumento"

La protesta dei Giovani Comunisti a Mosca protesta contro l'autore di "Arcipelago Gulag": "Commemorare un antisemita non è altro che sputare in faccia a chi ha lottato contro il nazismo"

L'ultimo sfregio a Solzhenitsyn: "Un nazista, no al monumento"

A Mosca non è ancora del tutto sopita la diatriba sulle straordinarie opere di Aleksandr Solzhenitsyn. L'autore di "Arcipelago Gulag", l'opera che ha scoperchiato l'orrore dei campi di detenzione del regime comunista. Ieri infatti, come riporta il Corriere, nella capitale russa è stato inaugurato un bassorilievo sulla facciata della casa in cui venne arrestato nel 1974 in occasione dei 100 anni dalla nascita.

I "Giovani comunisti rivoluzionari" lo hanno accusato pubblicamente, affiggendo manifesti in cui lo definiscono (e lo disegnano) come un "collaboratore intellettuale" dei nazisti. Traditore, insomma. Secondo quanto riporta il Corriere, uno dei giovani comunisti ha rivendicato così l'azione: "Commemorare un antisemita nazista e nazionalista come Solzhenitsyn - ha detto - non è altro che sputare in faccia a chi ha lottato contro il nazismo, cioè sputare in faccia al popolo sovietico". In fondo solo l'anno prima avevano "impiccato" una foto dello scrittore di fronte al museo dei Gulag.

La storia non è sempre facile da digerire. Anche, e soprattutto, in Russia. Solzhenitsyn fu un volontario di guerra e combattè in Prussia orientale. Le sue posizioni critiche contro Stalin e la disilluzione verso il regime comunista gli costarono, nel 1950, la prigionia nei Gulag che ispirerà "Una giornata di Ivan Denisovič". Nel 1953 viene spedito in esilio a Kok Terek, nella steppa del Kazakistan. Dopo la morte di Stalin tornò nella russia europea e iniziò a scrivere segretamente le sue opere.

La pubblicazione di "Una giornata di Ivan Denisovič", autorizzata espressamente da Nikita Chruščёv, segnò nel 1962 il primo colpo alla rigidità del regime comunista. Il testo portò alla conoscenza del mondo occidentale la realtà dei Gulag e gli orrori della prigionia sovietica. Con la morte di Chruščёv la parabola di Solzhenitsyn tornò ad affievolirsi e la repressione del Kbg ricominciò a insidiarlo. La polizia politica di Mosca riuscì a scoprire il luogo in cui l'autore aveva nascosto una delle due copie del manoscritto che solo tempo dopo diventerà "Arcipelago Gulag". Impossibilitato ad uscire dalla Russia per ricevere il premio Nobel conseguito nel 1970, Solzhenitsyn lo ritirerà solo nel 1974 quando viene espulso dal Paese. Al suo rientro a casa nel 1990, non tutta la popolazione (ex) sovietiva ne sostenne il tentativo di celebrazione.

E forse il blitz dei giovani comunisti nel 2017 dimostra che non tutta la Russia ha fatto i conti con Solzhenitsyn.

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