Maggiore stretta dell'Europa contro gas serra e inefficienza

Il Consiglio Ue ha impegnato i Paesi a porsi sfide più ambiziose rispetto a quelle fissate nei precedenti Piani clima-energia

Tra il 2012 e il 2013 le emissioni di gas serra nella Ue sono scese di quasi del 2%. I Paesi dell'Unione, secondo l'European Environmental Agency (Eea), l'Agenzia europea che elabora e fornisce informazioni sui progressi della cosiddetta Climate action, sono sulla buona strada per rispettate gli obiettivi che si erano posti con il pacchetto «20-20-20» varato nel 2009. Un documento con cui l'Unione europea si impegnava, entro il 2020, a ridurre del 20% le emissioni di CO2 rispetto a quelle registrate nel 1990, a portare al 20% la quota di produzione d'energia elettrica da fonti rinnovabili in rapporto al totale consumato e ad abbattere del 20% i consumi energetici. In base alle ultime proiezioni disponibili, entro il 2020 è già verosimile raggiungere una riduzione dell'emissione dei gas climalteranti di almeno il 21%.

Ma è plausibile che risultati migliori si potranno ottenere grazie al nuovo Pacchetto clima energia varato dal Consiglio europeo tenutosi lo scorso mese di ottobre a Bruxelles. Il nuovo documento, battezzato come «40-27-27», infatti, pone per il 2030 obiettivi molto più ambizioni del provvedimento precedente, poiché prevede un abbassamento - sempre rispetto al 1990 - del 40% delle emissioni di gas serra e un innalzamento al 27% sia della quota di produzione d'energia da fonti rinnovabili, sia dell'efficienza energetica. Con questa nuova formula «40-27-27», dovrebbe diventare più realistico conseguire un ulteriore obiettivo fissato dal Consiglio europeo nel 2011: la riduzione, entro il 2050, delle emissioni climalteranti pari all'80-95% (ancora una volta rispetto a quelle rilevate nel 1990) con l'aspettativa di contenere entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura terrestre nel periodo di riferimento.

Secondo diversi osservatori, è degno di nota come la «decarbonizzazione» realizzata negli ultimi anni sia stata ottenuta in un periodo di crisi economica, un contesto non certo favorevole per gli investimenti in tecnologie più efficienti o basate su fonti rinnovabili da parte degli operatori energetiche e delle industrie ad alto tasso di produzione di CO2. Un incentivo a politiche più coraggiose è senz'altro stato il lancio, avvenuto nel 2003, del Sistema europeo di scambio di quote di emissione (European union emissions trading scheme-Eu Ets). Si tratta di un mercato che consente alle aziende di settori energivori o inquinanti (produttori di energia, industrie pesanti, compagnie aeree) di scambiarsi diritti di emissioni. In pratica, chi è riuscito a ridurre queste ultime al di sotto di determinate soglie, ottiene «quote» che può rivendere a chi invece non c'è ancora riuscito.

L'European union emissions trading scheme si trova attualmente nella sua

terza fase di attuazione, che va dal 2013 al 2020. A oggi, all'interno del sistema Eu Ets, sono scambiati diritti di emissioni di gas serra corrispondenti a circa il 45% di quelle totali prodotte nei 28 Paesi membri della Ue.

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