Non c’è odio. Nessuno se la sente di alzare l’indice. Il reato c’è. C’è la paura. C’è il pomeriggio di follia. Ma c’è anche uno sguardo di umana comprensione. C’è nelle parole del vice brigadiere che lo ha convinto a arrendersi. C’è tra le pause del magistrato che si sta occupando del suo caso. C’è nei giudizi della gente, di chi sta lontano e di chi vive nello stesso paese. C’è perfino nell’indulgenza del suo ultimo ostaggio. Sembra quasi strano, ma la gente, quasi tutta la gente, sta con lui e non solo contro le tasse. «É una persona mite, tranquilla - lo assolve per esempio il procuratore capo di Bergamo Massimo Meroni - Separato con due figli, si è reso conto della gravità del fatto e ha subito ammesso le proprie responsabilità. Ha capito che la sua è stata un'azione inconsulta». Un brav’uomo, preda della paura. Dagli accertamenti seppur provvisori dell’Agenzia delle entrate sembrerebbe che l’uomo avesse un debito non superiore ai mille euro. Quasi niente. Già, ma le sue vittime cosa ne pensano? Il 56enne Carmine Mormandi, l’ostaggio, ha raccontato le sue terribili ore seduto con il fucile appoggiato sul tavolo puntato su di lui. Non dimenticherà mai: «Ho avuto tanta paura di morire e comunque di rimanere invalido per tutta la vita. In quei momenti ho pregato, pensavo soprattutto ai miei genitori che stanno in Calabria, hanno 88 e 80 anni, come avrebbero fatto senza me?». Quindi ce l’avrà con lui? Neanche un po’: «Prima che il sequestratore venisse ammanettato gli ho stretto la mano. Non ho rancore verso di lui, penso che sia un brav’uomo, sopraffatto da un momento di disperazione». Anche Tetyana, la compagna ucraina, fa fatica a dimenticare «la tanta paura provata cercando di capire cosa stesse succedendo». Rancore però zero.
Anche sul luogo del delitto non ci sono tracce. Tantomeno di risentimento. Gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia hanno riaperto regolarmente: «E perchè avremmo dovuto tenere chiuso? - replica severa la direttrice Rosita Bellomo - Non c’era alcun motivo per non aprire, qui si lavora, siamo al servizio di chi lavora, non c’è altro da dire». Chi entra ed esce si ferma volentieri a dire la sua. E in paese (giunta Pdl Lega Nord), davanti ai bar, non si parla di altro. «Non si possono giustificare assolutamente questi atti così violenti - dice una signora che esce dall’Agenzia - ma bisogna anche capire che siamo tutti all’esasperazione: io è la terza volta che vengo qui a chiedere la rateizzazione di una grossa somma da pagare».
«Io abito qui vicino, e ieri quindi ho vissuto quasi tutto in diretta - racconta una pensionata donna passando con il marito in Piazzale Trattati di Roma - Mio marito ritiene che quell’imprenditore sia un pò matto, io invece credo proprio che abbia ragione, ho una figlia con una piccola attività in proprio e mi ha detto che un paio di mesi fa ha dovuto pagare 8 mila euro di non so che tasse e altrettante ne dovrà pagare prima dell’estate». Primo a interrogarsi su questa eccessiva benevolenza nei confronti dell’imprenditore armato è il sindaco di Romano di Lombardia, Michele Lamera: «Ieri - denuncia - il web traboccava di attestati di simpatia, nessuno però si è interrogato sulle ragioni delle cartelle esattoriali contestate da una persona che, nonostante le dichiarate difficoltà economiche, girava armato di un fucile a pompa e di due pistole».
Dal magistrato ai cittadini: gli italiani si sentono vicini al sequestratore di Bergamo
Nessuno se la sente di alzare l’indice: il reato c’è ma c’è anche uno sguardo di umana comprensione. Ora il ribelle rischia otto anni. Guarda le foto 1 - 2
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