Coronavirus

Camilla e la malattia non segnalata: i dubbi sul ricovero

Su questo punto chi indaga ha ancora poche certezze: la sindrome è stata omessa o la ragazza non era a conoscenza di essere malata?

Camilla e la malattia non segnalata: i dubbi sul ricovero

Gli inquirenti vanno a ritroso nel tempo per capire se la causa del decesso di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante vaccinata con AstraZeneca, sia da attribuire all’inoculazione dell’antidoto. Oggetto delle indagini è la scheda anamnestica, consegnata dalla ragazza il 25 maggio scorso ai medici dell’hub vaccinale ospitato nei vecchi uffici comunali a pochi passi dalla sua abitazione. Quel giorno Camilla si è vaccinata, nella speranza di vincere l’incubo del Covid-19. Nel questionario nessun accenno alla sua malattia, la piastrinopenia, una patologia autoimmune di cui la giovane era affetta. Su questo punto chi indaga ha ancora dubbi: la sindrome è stata omessa o la ragazza non era a conoscenza di essere malata?

Alcuni eventi accaduti dopo la vaccinazione, poi, rendono la vicenda ancora più ingarbugliata. Dopo quattro giorni dalla prima dose di AstraZeneca Camilla, che ha anche una cisti da curare, ha cominciato ad assumere, sotto indicazione del medico curante, due farmaci: il Progynova (ormoni) e il Dufaston (estrogeni). Entrambe le medicine, prevedono tra gli effetti collaterali un rischio trombotico, quello che poi è capitato a Camilla, morta due giorni fa, dopo due settimane dall’open day per il vaccino. La Procura di Genova cercherà di scoprire se c’è un nesso tra tutti questi eventi concatenati: la malattia autoimmune, il vaccino e la successiva assunzione di farmaci a rischio.

A tal proposito, è finito sotto la lente d’ingrandimento anche il medico che ha prescritto i farmaci alla ragazza. Camilla, come scrive il Corriere della Sera, un paio di giorni dopo aver preso la medicina ha iniziato a sentirsi male, con una forte emicrania e una strana sensibilità oculare alla luce. Il 3 giugno si è recata al pronto soccorso all’ospedale di Lavagna, dove le hanno effettuato una Tac e l’hanno tenuta una notte in osservazione, prima di essere dimessa. Tornata a casa i sintomi si sono ripresentati e il 118 l’ha portata d’urgenza al policlinico di San Martino a Genova. La ragazza aveva una trombosi del seno cavernoso e i medici sono intervenuti chirurgicamente. La conseguente emorragia cerebrale si è rivelata, poi, fatale.

L’8 giugno, intanto, era arrivata dal Savonese un’altra donna vaccinata con AstraZeneca, con problemi simili a Camilla. Dopo essere stata ricoverata le è stata riscontrata una trombosi. Operata d’urgenza adesso respira autonomamente; a differenza della 18enne si è salvata, ma solo per una questione di tempistica. Due casi diversi tra loro, ma che hanno lo stesso comune denominatore: la vaccinazione con AstraZeneca e i successivi malori. A stretto giro, comunque, i pubblici ministeri, come riporta il quotidiano La Stampa, delegheranno l’autopsia di Camilla a Luca Tajana, medico legale dell’Università di Pavia.

Agli atti dell’inchiesta sono inoltre allegati il rapporto dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco) che spiega come sia più alta, nella fascia d’età di Camilla, la possibilità d’una trombosi post-vaccinale che quella di morte per Covid (2 casi ogni 100mila abitanti contro zero) stante una bassa circolazione del virus come accade oggi in Italia.

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