Cronache

"L'uomo è una macchina sessuale": così spararono a Andy Warhol

Valerie Solanas sparò a Andy Warhol il 3 giugno 1968: il movente, lungi dall'essere ideologico, è apparso da sempre di tipo personale

"L'uomo è una macchina sessuale": così spararono a Andy Warhol

L’ultimo piano del Museo di Capodimonte a Napoli si apre con un’immortale opera della pop art dedicata a un simbolo italiano e partenopeo: il Vesuvio. L’ha realizzata Andy Warhol, padre appunto della pop art e genio creativo della Factory in cui confluirono in maniera assidua oppure occasionale personaggi come Nico (Christa Paffgen) e i Velvet Underground, i Rolling Stones, Bob Dylan, Allen Ginsberg, Salvador Dalì e Amanda Lear, Truman Capote.

Warhol dipinse il Vesuvius (anzi un Vesuvius, dato che ne esistono diverse versioni) conservato a Capodimonte nel 1985, ma potrebbe non averlo realizzato. Non lo avrebbe fatto se nel 1968 fosse morto a causa di un attentato alla sua vita organizzato dalla femminista Valerie Solanas. Attentato che fallì, sebbene l’artista rimase sempre scioccato dall’avvenimento e alcuni ex giovani della Factory avrebbero sempre pensato a Solanas con risentimento.

Chi era Valerie Solanas

Valerie Solanas è stata una scrittrice e una femminista vissuta tra il 1936 e il 1988. La sua storia precedente al 1966 è un po’ fumosa, perché il grosso che si sa su di lei si ha a partire dai suoi primi scritti. Sopravvissuta a numerosi abusi sessuali da parte del padre, andò via di casa adolescente e visse attraverso gli Stati Uniti con mezzi di fortuna, fino a che nel 1966 giunse a New York, nel cuore del Greenwich Village.

Lo Scum Manifesto

In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l'automazione globale e distruggere il sesso maschile”. È l’incipit di quella che è forse l’opera più celebre di Valerie Solanas, lo “Scum Manifesto”. Si tratta di un pamphlet femminista, espresso attraverso ironia e iperboli che in realtà è spesso stato frainteso dagli intellettuali a lei contemporanei. È difficile dire se l’inversione dei generi di cui parla Solanas e la violenza contro l’uomo faccia parte integrante del femminismo della seconda ondata oppure sia solo un divertissement letterario per suscitare una reazione forte nel lettore.

“Scum Manifesto” contiene per esempio degli elementi lungimiranti di critica sociale, ma fu appiattito sulla violenza che scaturì da un episodio della vita di Solanas. In altre parole, quando Solanas sparò a Warhol, Solanas divenne solo quella che sparò a Warhol, quella che voleva eliminare il genere maschile. D’altra parte gli aforismi di Solanas, presi in sé per sé, non raccontavano favole con coniglietti e farfalline allegri in mezzo ai prati: “Definire un uomo come un animale è fargli un complimento - scriveva in Scum - L’uomo è una macchina, un vibratore ambulante”.

L’attentato a Warhol

La domanda che ci si deve porre nell’attentato di Solanas a Warhol è: qual era il movente della femminista? Secondo la vulgata principale, non ci fu niente di davvero ideologico in ciò che accadde - e che riporta lo “Scum Manifesto” in un’ottica meramente letteraria. D’altra parte qual era il seguito effettivo di Solanas, che trascorse la sua vita in solitudine o in carcere dopo quell’avvenimento?

L’avvenimento in questione risale al 3 giugno 1968. Solanas giunse al quarto piano della Factory, così almeno racconta una canzone di Lou Reed, e sparò all’artista e al compagno dell’epoca, Mario Amaya. Warhol, ferito gravemente, lottò tra la vita e la morte, ma riuscì a sopravvivere anche grazie agli sforzi medici, anche se l’evento lo scosse profondamente. Tanto più che successivamente Solanas fu autrice di ulteriori episodi di stalking ai suoi danni.

Solanas, all’atto dell’arresto dopo l'attentato, affermò che Warhol avesse “troppo controllo” su di lei. Il rapporto tra Solanas e Warhol era nato l’anno prima nel 1967: i due si erano incontrati e a prima vista, provando stima reciproca, pensarono di poter collaborare tra loro. Solanas diede all’artista un suo testo teatrale, che però poi Warhol affermò di aver perduto, ingaggiando, a titolo di risarcimento, la femminista a sua volta per un ruolo in una propria opera teatrale. Solanas è stata celebre per ben più di un quarto d’ora, utilizzando un’espressione cara a Warhol, eppure la sua figura è ancora inafferrabile. “La funzione della femmina è quella di stabilire rapporti, godere, amare ed essere se stessa, e questo la rende insostituibile. La funzione del maschio è produrre sperma, e oggi abbiamo banche di sperma”, scriveva Solanas sempre all’interno di “Scum Manifesto”. Ma, senza l’attentato a Warhol, la sua sarebbe rimasta una provocazione su carta, tramandata ai posteri come accade per qualunque altro libro del passato.

Nell’immaginario collettivo e pop

Dopo la morte di Warhol nel 1987, Lou Reed e John Cale, le due anime dei Velvet Underground che si erano sciolti da anni, tornarono a collaborare su un concept album dedicato a quello che per loro fu in un certo senso un maestro, una guida. Il risultato fu “Songs for Drella”, all’interno del quale c’è il brano “I Believe” che ripercorre appunto l’attentato di Solanas. “Credo ci sia qualcosa di sbagliato se lei è viva ora”, scriveva Reed di Solanas, che morì nel 1988, un anno dopo Warhol.

Nel 1996, Mary Harron girò un biopic sull’argomento, “Ho sparato a Andy Warhol”, con Lily Taylor e Jared Harris nel ruolo di protagonisti. Non proprio un biopic ma molto interessante è l’esperimento di Ryan Murphy con un episodio di “American Horror Story: Cult”. Qui Solanas è interpretata da Lena Dunham, mentre Warhol è l’attore feticcio di Murphy Evan Peters. Solanas viene ritratta accanto al suo manipolo di femministe, più due uomini omosessuali, uno dei quali la tradisce pagandone il prezzo: la teoria fantasiosa ventilata nell’episodio della serie è che in realtà Solanas con le sue accolite fosse il killer Zodiac.

E che Solanas fosse stata tradita fino alla fine dalla cultura patriarcale: i delitti di Zodiac, ancora insoluti, sono infatti attribuiti a un uomo.

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