Mettete le mani nel marciume

Mettete le mani nel marciume

Travolti da scandali, veleni e sospetti, si spaccano sia l'Associazione nazionale magistrati (il sindacato dei giudici) sia il Consiglio superiore della magistratura, organo di autogoverno delle toghe. Le faide per l'elezione del nuovo procuratore capo di Roma hanno scoperchiato il pentolone del mondo della giustizia e i miasmi si stanno diffondendo tutto attorno.

È una storia complicata che dimostra una tesi da noi sostenuta da sempre: il tasso di marciume nella magistratura non è per nulla inferiore a quello di altre categorie, comprese la politica e l'imprenditoria, che la magistratura dice di voler riformare in base a una non meglio precisata superiorità morale ed etica che si sta dimostrando ovviamente infondata.

Se il Paese avesse un governo degno di questo nome, questa sarebbe l'occasione per mettere mano senza esitazioni, come nei suoi diritti, a una profonda riforma della giustizia, sempre annunciata e mai attuata per paura di ritorsioni personali, cioè di finire in galera sulla sola base di teoremi come successo in passato a più di un politico che aveva osato anche solo parlarne.

Non è questione di prendersi una rivincita su Tangentopoli, la discussa stagione delle manette che azzerò la classe dirigente del Paese, ritenuta immorale e quindi inadeguata. Oggi c'è da prendere seriamente atto che l'autogoverno dei magistrati non solo non funziona, ma è incubatore di corruzione personale e di inquinamento di regole e leggi che presidiano a una corretta separazione e indipendenza dei poteri.

Se la politica e l'imprenditoria deviano dalla retta via, interviene la magistratura. Ovvio, ma se a deviare è la magistratura chi deve metterci una pezza se non il legislatore? Oppure facciamo finta di nulla e ci rassegniamo a essere giudicati da magistrati che al loro vertice hanno dimostrato di essere faziosi, politicizzati, ambiziosi e probabilmente saranno le inchieste a provarlo o no pure corrotti?

Purtroppo dubito che «l'avvocato del popolo», il premier Giuseppe Conte, voglia difendere gli italiani dagli abusi impuniti di questo strapotere fuori

controllo. Certo, sarebbe una buona occasione per l'opposizione liberale di lanciare una grande battaglia finalmente sensata e fondata. Già, ma in Parlamento c'è ancora un'opposizione di questo genere, libera e coraggiosa?

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