I migranti ospitati alla caserma Serena di Treviso sono entrati in sciopero per protestare contro un trattamento "da animali" e contro l'eccessiva durata del processo per ottenere i documenti.
Come racconta la stampa locale, da alcuni giorni diverse decine di migranti hanno dato vita a una singolare forma di protesta, restando fermi al centro del piazzale della caserma, senza prestare alcuna opera di lavoro volontario come accadeva fino a pochi giorni fa.
Nel mirino le condizioni dell'accoglienza e le tempistiche per il riconoscimento dei documenti: "Siamo discriminati e trattati come prigionieri, in stanze che sono celle, e da un anno e mezzo mangiamo riso e pasta in bianco: nella caserma non dovrebbero esserci i diritti umani".
"Le donne non vengono portate in ospedale per i controlli - denunciano ancora i migranti - E non sono somministrate loro le medicine pure prescritte dai medici."
Ma il punto forse più critico è quelle delle lungaggini che i migranti devono sopportare per ottenere i documenti: alcuni attenderebbero un verdetto della Commissione per la protezione internazionale da 18, 20 o 24 mesi, nonostante fosse stato loro promesso che avrebbero avuto una risposta in non più di otto mesi.
Queste rimostranze, però, non hanno avuto risposta da parte del legale rappresentante delle cooperative di accoglienza.
E in passato anche il prefetto del capoluogo trevigiano aveva definito la caserma Serena un "modello nazionale di prima accoglienza." Resta da vedere se la protesta dei profughi porterà a qualche ispezione da parte delle autorità competenti.
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