Le colpe di Biden sull'Afghanistan e la minaccia dimenticata

Le colpe di Biden sull'Afghanistan: la lezione che si sarebbe dovuta apprendere dopo l'11 settembre

Le colpe di Biden sull'Afghanistan e la minaccia dimenticata

Ventitré anni fa, un gruppo di terroristi ha ucciso quasi 3.000 persone a New York, in Pennsylvania e al Pentagono, vicino a Washington. Questa tragedia per l'America è stata anche un campanello d'allarme mondiale su come affrontare il terrore islamico radicale e le ideologie che lo alimentano. Con il Medio Oriente nuovamente impantanato in un conflitto guidato dalla Repubblica islamica dell'Iran, è essenziale trarre le giuste lezioni dagli ultimi 23 anni e applicarle senza indugio. Dobbiamo essere molto più vigili nell'affrontare questa minaccia in patria e dobbiamo essere proattivi nel dissuaderla all'estero. Il pessimo ritiro dell'amministrazione Biden dall'Afghanistan ha avuto profonde implicazioni per la guerra globale al terrorismo. Per quasi 20 anni, gli alleati della Nato, tra cui l'Italia, sono stati fortemente coinvolti in Afghanistan attraverso sforzi militari, umanitari e di sviluppo. L'Italia ha contribuito in modo significativo alla Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza (Isaf) guidata dalla Nato e alla successiva Operazione Sostegno Risoluto, che ha cercato di addestrare le forze di sicurezza afghane e di contribuire alla stabilizzazione della regione. Da ex direttore della Cia, posso dire con certezza che questo lavoro ha salvato la vita di molte persone in tutto il mondo, fermando complotti e neutralizzando personaggi pericolosissimi.

Il rapido ritorno al potere dei Talebani nell'agosto del 2021 ha permesso all'Afghanistan di tornare ad essere un rifugio sicuro per organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda e Isis-K. Proprio come è accaduto con l'emergere dell'Isis in seguito al fallimento delle politiche dell'amministrazione Obama in Siria e in Irak, la rinascita dei Talebani di fronte alla vacillante determinazione dell'Occidente evidenzia la natura duratura dell'estremismo islamico radicale e la capacità delle ideologie estremiste di adattarsi e prosperare nei vuoti di potere lasciati dai ritiri politici. Questo non significa che l'Italia o l'America debbano impegnarsi a mantenere forze militari in tutto il mondo in perpetuo; significa solo che dobbiamo pensare attentamente a come lavorare con i partner e gli alleati in modo da costruire un futuro stabile - come ha fatto l'amministrazione Trump quando abbiamo siglato gli accordi di Abraham.

La persistenza dell'ideologia radicale, i cambiamenti geopolitici e la continua minaccia della violenza estremista nei nostri Paesi impongono all'America, all'Italia e all'Europa di ripensare il nostro approccio al terrore globale, soprattutto alla luce dei conflitti fomentati dai proxy dell'Iran in Medio Oriente. Il sostegno decennale di Teheran a gruppi come Hamas, Hezbollah e Houthi estende la portata dell'estremismo islamico radicale ben oltre i confini del passato. Gli attacchi coordinati contro Israele da parte di Hamas e Hezbollah, sostenuti dall'Iran, hanno dimostrato la potenza di questi «eserciti per procura» e la loro capacità di destabilizzare la regione. Tuttavia, nella risposta di Israele abbiamo anche visto come sforzi creativi di deterrenza supportati da incredibili sistemi di intelligence possano mitigare la minaccia dell'estremismo radicale islamico. I sorprendenti e calcolati attacchi di Israele ai militanti di Hezbollah nelle ultime settimane hanno finora impedito lo sviluppo di un conflitto più mortale nel nord di Israele, salvando probabilmente la vita di innumerevoli civili libanesi e israeliani. L'Italia, storico alleato di Israele e membro di coalizioni internazionali volte a mantenere la pace regionale, è direttamente interessata da questi sviluppi. La presenza di reti di «proxy» iraniani in regioni vicine al Mediterraneo rende il contrasto al terrore di Stato una priorità per l'Italia, mentre il sostegno iraniano agli Houthi ha avuto implicazioni molto concrete per il benessere economico dell'Italia. Gli Houthi, con il sostegno e la direzione vitale dell'Iran, hanno bloccato e interrotto il commercio attraverso il Mar Rosso per mesi, facendo salire i costi dell'energia e l'inflazione per gli italiani lontani dal conflitto. Per l'Italia, l'America e il mondo, l'attuale instabilità in Medio Oriente e quella futura guidata dal terrore islamico radicale in luoghi come l'Afghanistan e il Sahel sono più di un problema lontano, e devono essere affrontate a livello locale e internazionale. L'Europa rimane un obiettivo primario per il terrorismo jihadista, come dimostrano i due attentati del mese scorso in Germania e in Francia, e questa minaccia è stata accresciuta da anni di politiche migratorie arretrate. L'aumento dei livelli di terrore sponsorizzato dallo Stato e l'espansione della portata di gruppi come l'Isis significano che è più importante che mai per l'Italia e il resto d'Europa perseguire riforme significative dell'immigrazione che diano priorità alla sicurezza. Questo deve avvenire all'interno delle nazioni, non a livello della burocrazia dell'Ue a Bruxelles, perché solo le nazioni possono giustamente dare priorità alla propria sicurezza - e come ha detto la scorsa settimana il primo ministro Giorgia Meloni, «non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come nazione e patriottismo». Guidato da questa logica, il primo ministro Meloni ha fatto progressi ammirevoli sulla riforma dell'immigrazione, introducendo soluzioni creative e di buon senso, sia attraverso accordi con Paesi terzi come l'Albania, sia applicando leggi che limitano i gruppi non profit che alimentano la crisi. Spero che l'Europa segua il suo esempio. Mentre ricordiamo le vittime dell'11 settembre e le vite perse nella successiva guerra al terrorismo, l'America, l'Italia e il mondo si trovano ora di fronte a scelte difficili su come prevenire calamità ancora più gravi in futuro.

La sfida del terrorismo globale, alimentato dall'estremismo radicale islamico, è in continua evoluzione, ma attraverso la cooperazione internazionale con i partner e gli alleati che si oppongono a questa minaccia cancerogena e misure di sicurezza intelligenti in patria, so che l'Italia può continuare a svolgere un ruolo vitale nel contrastare questa minaccia globale.

*ex segretario di Stato Usa

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