Moglie, casalinga e prostituta per colpa delle crisi

Il marito è all’oscuro di tutto. In tutta Italia, come lei ci sono una miriade di donne capaci di portare avanti una doppia vita

Moglie, casalinga e prostituta per colpa delle crisi

Cristina ha 34 anni è sposata e vive a Roma. E fa la casalinga e la prostituta. Sì, avete letto bene. Ogni giorno dopo aver riordinato casa, fatto la spesa, pagato le bollette, incontra, come se niente fosse, i suoi clienti. Cento euro a “prestazione” è il suo onorario. Il marito è all’oscuro di tutto. Cristina infatti non “pratica” nella sua abitazione, ma insieme ad altre donne, (alcune semplici casalinghe come lei) che si prostituiscono di nascosto in un normalissimo appartamento nella zona multietnica di Piazza Vittorio, nelle immediate vicinanze della stazione Termini. “Lo stipendio di mio marito non bastava più per pagare il mutuo, le bollette e le tante spese che giornalmente pesavano sul nostro bilancio familiare. Io non ho mai lavorato e di fare la donna delle pulizie non mi andava. Un giorno in cui ero più depressa del solito da questa situazione mi sono messa al computer e fra una ricerca e l’altra ho trovato un annuncio particolare, dove si parlava di lavorare in proprio con altre donne”, racconta Cristina. E infatti quell’annuncio era di altre “libere professioniste” che cercavano nuove socie per pagare l’affitto di un appartamento che è diventato a tutti gli effetti il punto d’incontro, a rotazione, con la clientela di ognuno di esse. Ognuna infatti ha il suo portafoglio clienti. “Sono tre anni ormai che faccio questa doppia vita e riesco a guadagnare anche 5000 euro al mese. Scelgo i miei clienti, i quali mi contattano su un numero di cellulare privato che compare insieme alla mia foto (il viso è oscurato) su uno dei tanti siti internet per escort, dove sono registrata con il nick name di Stella”.

Per Cristina non è poi così difficile vivere questa doppia vita, il marito è quasi tutto il giorno fuori per lavoro, e quando capita che lui rimane a casa, per non destare sospetti in quei giorni evita di “lavorare”. Alla domanda come riesca a venire a patti con se stessa facendo questo “mestiere”, mentendo e tenendo tutti all’oscuro, lei risponde: “ Quando ti vedi sepolta dai debiti, e vedi che l’unica strada è questa c’è poco da pensare. Io ho la bellezza da vendere, è sto facendo proprio questo, sto vendendo il mio corpo. Per me è solo una transazione commerciale. Come me ci sono altre donne, non solo a Roma, in tutta Italia che si sono viste perdere il lavoro proprio e del marito magari messo in cassa integrazione. Alcune disperate si prostituiscono anche solo per 50 euro”. Chiediamo se le è mai capitato di incontrare in altri luoghi pubblici, magari quando era insieme al marito qualcuno dei suoi clienti e sì, afferma che è capitato due volte, nonostante Roma sia una grande città e non certo un paesino di provincia. “ Una volta è accaduto al cinema, il tipo era con la fidanzata o la moglie non saprei. La seconda, al mare anche qui lui era in coppia con una ragazza ed erano nostri vicini di ombrellone. Ma a me non fa nessun effetto, so che non si tradirebbero e mi tradirebbero mai. Molti sono perversi, alcuni non vogliono neanche fare sesso ma voglio essere dominati, frustati. Per lo più sono imprenditori, uomini ricchi che trovano sfogo in queste piccole perversioni sessuali e magari sono anche impotenti”. Prima di andare via, ringraziandola per la sua testimonianza chiediamo a Cristina quando e se vuole smettere con questa doppia vita e le ci risponde: “Sto mettendo i soldi da parte, quando avrò finito di pagare il mutuo, saldato altri conti in rosso smetterò con questo mestiere. Ma la crisi è ancora lunga e penso anche la mia carriera di prostituta”.

E come lei, dati alla mano, le donne che fanno il mestiere più antico del mondo, sia in strada che in appartamenti privati, all’oscuro di chi è loro vicino sono molte di più di quello che possiamo immaginare. Magari chissà anche la nostra vicina che ogni giorno, con il viso acqua e sapone, ci saluta sorridente sul pianerottolo.

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