Le Nazioni Unite fantasma inutile nel caos globale

Medio Oriente e Ucraina testimoniano, con il sangue, lo storico fallimento delle Nazioni Unite

Le Nazioni Unite fantasma inutile nel caos globale

A ottant'anni dalla sua nascita, di fronte a due sanguinose guerre che nessuno riesce a fermare, una domanda appare doverosa: a che serve l'Onu? Essa fu fondata nel 1945, come recita la Carta di San Francisco, "per salvare le future generazioni dal flagello della guerra" che per due volte aveva sconvolto il Novecento. Si può dire che ci sia riuscita? Purtroppo no. Nei primi decenni del dopoguerra i mitici "caschi blu" si sono distinti (non sempre con successo) nel creare zone di "interposizione" tra nazioni belligeranti. Fino a meritare, nel 1988, il premio Nobel per la pace. Ma oggi Medio Oriente e Ucraina testimoniano, con il sangue, lo storico fallimento delle Nazioni Unite. Cominciamo da Gaza. A New York molti Paesi, Francia in testa, hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Ebbene, uno Stato è fatto di un territorio, di un governo e di una bandiera. Ora, in questo caso, non c'è né territorio né governo. C'è invece una bandiera che, però, con il tempo, è diventata solo la bandiera di Hamas. Ciò che consiglierebbe una certa prudenza diplomatica, come suggerito da Germania e Italia, prima di riconoscere uno "Stato che non c'è". Si dice che Parigi e Londra intendano solo "far pressione" su Netanyahu per fermare la guerra: una mossa simbolica senza alcun effetto pratico. Comprensibile. Gli inauditi massacri di Gaza non possono lasciare indifferenti. Eppure resta evidente la distanza tra il volere (sacrosanto) che nasca uno Stato palestinese e il riconoscerne uno "al buio", con tutti i rischi che ciò comporta. Compreso quello di "premiare" Hamas, senza disporre di un vero progetto per il futuro della regione. In ogni caso, una domanda andrebbe rivolta all'Onu, alla "coalizione dei riconoscitori" e ai Paesi arabi: cosa è stato fatto, nei decenni scorsi, per soddisfare il diritto di uno Stato palestinese? Semplicemente nulla. Eppure Kofi Annan, all'inizio del secolo, aveva detto: "Nei prossimi vent'anni dobbiamo saper prevenire i conflitti, oltre che intervenire per fermarli". Già. Nel 2005 Sharon consegnò Gaza ai palestinesi. Ebbene, lì poteva nascere l'embrione di uno Stato. Ma si ricorda forse qualche risoluzione Onu, qualche intervento francese o arabo, per verificare che Hamas edificasse un vero Stato, in luogo di costruire tunnel per aggredire Israele? Assolutamente no. Diciamo allora la verità: Netanyahu è solo l'ultimo, in ordine di tempo, a "fregarsene" dei diritti palestinesi. Si tratta di un errore politico e morale, mai commesso finora da Israele. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. E all'Onu sono in molti a farlo. Ma le contraddizioni risultano ancora più evidenti di fronte al "caso Ucraina". Basta un solo esempio: la Carta dell'Onu recita: "Un membro che abbia persistentemente violato i princìpi del presente Statuto può essere espulso". Per capirci: nel febbraio del 2022, la Russia avrebbe dovuto essere espulsa. Peccato che Mosca (che ha il diritto di veto) avrebbe dovuto votare a favore della propria espulsione! Un tragico paradosso che ha reso il mondo impotente di fronte all'invasione e alle minacce che oggi Putin rivolge a tutta l'Europa, dalla Polonia alla Danimarca. Dunque: a che serve l'Onu? Visto anche che mai nessuna pace può essere favorita dal Palazzo di Vetro?

Con studiata irritazione Donald Trump ha messo il dito nella piaga accusando l'Onu di produrre solo parole e nessuna azione. Di più: l'ha accusata di finanziare l'immigrazione illegale. Ha ragione, Eppure non basta più neanche esporre un "cahier de doléance". Il fatto è che dopo la caduta del Muro di Berlino era già chiaro che il vecchio ordine mondiale era tramontato. Adesso è giunto il tempo di mettere in campo un nuovo "sogno mondiale". Così come l'Onu nacque dopo gli accordi di Yalta, un analogo progetto dovrebbe essere messo in piedi oggi. In primo luogo tra l'Occidente e i Paesi legati a Pechino. Sì, proprio i blocchi "nemici": del resto a Yalta sedevano insieme Stalin e Roosevelt. Il compito storico delle più rilevanti nazioni del mondo dovrebbe essere quello di sottoscrivere una nuova Carta che ispiri valori e norme di un nuovo ordine mondiale. È un'utopia? Purtroppo è facile che sia così.

Eppure è certo che il pianeta si salverà solo se le sue leadership torneranno a ragionare "in grande". "Non possiamo creare un futuro per i nostri nipoti con un sistema costruito per i nostri nonni", aveva detto tempo fa Antonio Guterres. È proprio così. Perciò bisogna cambiare sistema.

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