Coronavirus

"Mentono per andare in vacanza". La follia dei no-tamp

Cresce il numero di persone che rifiutano di fare il tampone, con l’unico obiettivo di non vedersi rovinate le vacanze. Spengono anche i cellulari

"Mentono per andare in vacanza". La follia dei no-tamp

Sono arrivati anche i no-tamp, ovvero coloro che, per paura di vedere "rovinate" le proprie vacanze estive, evitano accuratamente di sottoporsi al tampone. In caso di risultato positivo dovrebbero infatti sottoporsi a quarantena, dicendo addio a spiaggia, tintarella e movida. Sempre più preferiscono quindi non correre il rischio, infischiandosene così della salute delle altre persone e mettendo in pericolo chi incontrano.

Ecco chi sono i No-tamp

I no-tamp sono contrari al test richiesto dalle Asl in caso di cluster. Emblematico è il caso di Latina. Qui, come raccontato da Repubblica, la Asl aveva scovato un focolaio in un campeggio sul litorale di Fondi e subito aveva chiesto a tutti gli ospiti e frequentatori della struttura di sottoporsi allo screening epidemiologico. Il tracciamento è, infatti, uno dei metodi cardine per restringere la diffusione della variante Delta, sempre più in circolazione nel nostro Paese e che ha raggiunto l’80% di incidenza nel Lazio. Su 550 persone che avrebbero dovuto sottoporsi al tampone, solo un terzo ha però accettato effettivamente di farlo. La struttura affacciata sul mare in poco tempo ha contato i primi nove contagiati, con una velocità di diffusione che ha fatto subito pensare alla temuta variante Delta. I tamponi eseguiti alla fine sono stati 150 e la Asl ha quindi deciso di fermare tutte le attività presenti nel noto campeggio, bloccando anche l’animazione e l’accesso alla piscina. Delle altre 400 persone non si sa nulla, né se siano tornate a casa loro, né se si siano state messe in isolamento volontariamente, né se abbiano cambiato mare e stiano continuando altrove la propria vacanza.

Scappano e spengono i cellulari

Quello del litorale di Fondi non è certo un caso isolato. Un 13enne, proveniente da un altro focolaio, qualche giorno fa è salito a bordo di un traghetto e da Ischia è arrivato nella Capitale. I medici della Asl Roma 2 hanno così commentato quanto avvenuto: “Una storia surreale e preoccupante. Il ragazzo aveva sintomi, ma invece di fare immediatamente il tampone sull'isola, i suoi parenti non hanno detto niente a nessuno e lo hanno spedito a Roma, per incontrare la madre, ignara di tutto, che fortunatamente ha subito avvisato il medico”. Una volta effettuato il tampone, questo ha ovviamente dato esito positivo. Stessa sorte per la madre del ragazzo che è però asintomatica. I sanitari hanno quindi spiegato: "Chi riusciamo a intercettare mente in modo spudorato su quello che ha fatto, ma il problema più grande sono le persone che scappano". Anche prendere i numeri telefonici dei vari ospiti sembra servire poco, dato che in molti casi i cellulari vengono spenti e risultano irraggiungibili.

"Solo chi sviluppa i sintomi si fa vivo di sua spontanea volontà, quasi sempre dopo aver contagiato il suo nucleo familiare" hanno aggiunto i medici.

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