Lame, supercar e tifo violento: che mondo diamo a questi ragazzi?

Dal tifoso accoltellato allo schianto in Porsche, weekend di sangue: 5 morti. Non diamo valori ai nostri giovani: gli adulti ora riflettano

Lame, supercar e tifo violento: che mondo diamo a questi ragazzi?
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Prima di giudicare loro, forse sarebbe meglio parlare di noi. Degli adulti. Magari guardandoci in quello specchio tante volte citato, ma troppo poco usato, chiedendoci che mondo stiamo lasciando a questi giovani. Quali siano, se ci sono, i valori a cui li abbiamo ancorati e le speranze che abbiamo loro offerto. Perché leggere la cronaca (nera) di questa domenica fa davvero impressione. Anche a chi lo fa per mestiere e deve riflettere sul fatto che non è evidentemente un caso che è proprio in questi giorni festivi, di libertà dalla scuola, per chi di loro ci va, o dal lavoro, per chi di loro ce l'ha, che evidentemente vengono a galla le vere nature e forse i meno nobili istinti. E quindi ecco il tragico bollettino che racconta di un ragazzo accoltellato a morte da un 18enne a Bergamo: fatto gravissimo, ma se possibile reso ancor più inaccettabile dall'oscenità della motivazione, se così si può dire, da ricercare in questioni di tifo e rivalità tra interisti e atalantini. Si cambia regione, ma non arma e a morire in Veneto per una coltellata è un ventenne, mentre l'amico 22enne è ricoverato in gravi condizioni. A colpirli due coetanei al culmine di una lite all'uscita da una discoteca e anche qui è evidentemente l'assurdità della situazione a far riflettere. Ma a portare a cinque le vittime di quella che sembra una strage, sono i tre giovanissimi morti nel Brindisino dove un 22enne e due ragazze 21enni sono morti nel rogo della supercar, una Porsche che avevano preso a noleggio. E da qui forse si dovrebbe riflettere su una generazione a cui i video dei rapper, delle star di musica, cinema e sport, ma anche i comportamenti troppo disinvolti degli adulti, hanno evidentemente fatto immaginare che la felicità si possa trovare nel mettersi alla guida di un'auto che corre veloce e magari genera invidia in chi la vede passare. Un lusso nemmeno guadagnato con il lavoro, ma preso a noleggio per una notte. In questo caso a prezzo della vita. Difficile giudicare nel momento in cui la pietà prevale, ma quale vuoto di valori c'è in questa generazione che quel passaggio dall'essere all'apparire sta evidentemente portando all'estremo, rimanendo vittima. E non solo metaforicamente. Così come c'è da interrogarsi sul disvalore di un'aggressività che si sfoga alle 4 di mattina all'uscita di una discoteca, mondo che per questi ragazzi è diventato il sostituto degli oratori che non ci sono più, dello sport considerato troppo impegnativo e forse anche di scuole che non riescono a intercettarne gli interessi. Per non parlare di quel mostro che è ormai diventato il tifo calcistico. Fucina di delinquenti, spacciatori di droga, taglieggiatori e violenti che nascondendosi dietro un finto amore per le squadre, lucrano denaro e privilegi. Svuotando e riempiendo di follia la testa di ragazzi che in nome di una squadra risalgono in casa, prendono un coltello e ammazzano un coetaneo. Colpa loro? Colpa dei grandi? Colpa di tutti.

Ma forse è arrivato il momento di dedicare un po' più di attenzione a una generazione che rischiamo di perdere. Certo ci sono anche tantissimi, anzi una stragrande maggioranza di bravi ragazzi, ma mai come oggi il limite tra il giusto e l'errore è il filo di un rasoio.

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