Cronache

"Non l'ho fatto per soldi": parla il combattente italiano indagato

Kevin Chiappalone, il 19enne indagato con l'accusa di essere un mercenario, si difende e spiega di non essersi arruolato per soldi. Poi critica l'Italia: "Manda armi in Ucraina, ma io rischio sette anni"

"Non l'ho fatto per soldi": parla il combattente italiano indagato

"Mi sono addestrato per un mese e mezzo e ora sono al fronte a combattere". Kevin Chiappalone, il primo italiano indagato per essere ritenuto un mercenario di guerra, non abiura la propria scelta di essersi unito alla resistenza di Kiev. Anzi, la rivendica. Il 19enne genovese, però, nega di essersi arruolato per denaro e lo ribadisce soprattutto ora che, per quell'ipotesi di reato, rischia una condanna da due a sette anni. "Non sono venuto qui per denaro, non ho neanche 400 euro in tasca", ha affermato lo studente ligure, raggiunto dall'Ansa.

Nelle ore in cui il suo nome è balzato al centro delle cronache, Kevin Chiappalone ha anche ricostruito le movimentate fasi che hanno preceduto il suo viaggio verso il campo di battaglia. "La mia partenza è stata burrascosa. Era tutto programmato ma la Digos, lo stesso giorno della partenza era sotto casa e mi ha preso. Mi hanno tenuto due, tre orette in questura per chiedermi informazioni di tutta questa faccenda qua. Uscito dalla questura mi sono affrettato a raggiungere casa, ho preso lo zaino e sono partito il prima possibile", ha raccontato il giovane. A quanto si apprende, gli accertamenti della polizia nei suoi confronti erano partiti dopo un sua intervista anonima a Panorama nella quale annunciava proprio l'intenzione di unirsi alle brigate anti-Russia.

Dopo aver sostenuto di non essere andato al fronte per denaro, Chiappalone ha anche ripercorso le tappe effettuate e i sentimenti che hanno accompagnato quella scelta. "Ho preso un biglietto di sola andata ho raggiunto Cracovia. Lì sono stato due giorni, ho raggiunto il confine con l'Ucraina e da lì mia madre ha appreso tutto. L'ho chiamata, mi stavano scendendo le lacrime, lei si è messa a piangere, mio padre pure, si sono messi a supplicare di tornare a casa. Però ho fatto la mia scelta di venire qui. La storia è un pò complessa", ha dichiarato. Già, perché - al di là della versione del ragazzo - la Digos sta ora cercando di capire se il giovane abbia fatto tutto da solo o se qualcuno lo abbia aiutato nel reclutamento.

"Mi sono addestrato per un mese e mezzo e ora sono al fronte a combattere", ha spiegato Kevin, confermando così di aver raggiunto le linee in cui si sta consumando il conflitto armato. Poi il ragazzo, ritenuto un simpatizzante di estrema destra, ha aggiunto: "CasaPound non c'entra e non l'ho fatto perché Putin voleva denazificare il Donbass". Nell'intervista anonima rilasciata a Panorama, però, si leggeva: "Putin ha promesso di voler denazificare l’Ucraina. Diciamo che, in quel momento ci siamo sentiti chiamare in causa".

Il 19enne genovese ha poi attaccato l'Italia della politica, evidenziando quella che egli stesso ha bollato come una contraddizione: "Mi sembra però un controsenso che l'Italia mandi armi a manetta e io rischio sette anni perché combatto a fianco degli ucraini".

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