Non solo divorziati e risposati: ecco di cosa si è parlato davvero nel Sinodo

Padre De Ruyver, assistente della Segreteria Generale, racconta al Giornale.it le differenze tra il Sinodo reale e quello presentato dai media

Non solo divorziati e risposati: ecco di cosa si è parlato davvero nel Sinodo

La questione dei divorziati e risposati è stata approfondita moltissimo dai giornali, ma trattata pochissimo in Aula. Così come il tema dell’omosessualità e delle unioni civili. Molto invece, si è discusso a proposito di altre sfide che la famiglia si trova ad affrontare oggi. Padre Emmanuel De Ruyver, giovane sacerdote belga, che partecipa al Sinodo per la seconda volta, ci racconta la sua esperienza come assistente alla Segreteria Generale, presieduta dal cardinale Lorenzo Baldisseri, di questa XIV assemblea dei vescovi sulla Famiglia. E ci spiega di cosa si è parlato davvero in queste settimane di riunioni.

Padre, quanto è stata grande la distanza tra il Sinodo reale e quello “mediatico”?

Innanzitutto, è stato difficile per i media capire che un Sinodo non è un parlamento, ma un’assemblea che ha come caratteristiche la preghiera, l’ascolto reciproco e la volontà di intraprendere un cammino comune per rispondere alle sfide di oggi. Non ci sono stati quindi schieramenti o blocchi di dottrine contrapposte. Certo, in alcuni casi gli avvisi sono stati diversi ma, altrimenti, non avrebbe avuto senso riunire tutti i vescovi del mondo. Rispetto all’anno scorso, il metodo di lavoro è stato migliore. Abbiamo approfondito ciascuna delle tre parti dell’Instrumentum Laboris, e, quindi, discusso moltissimi temi. Il testo del documento finale ne è una buona sintesi ed è davvero un documento unitario rispetto al precedente, che era un po’ confuso. In più, è ben costruito: con la prima parte sulle sfide, la seconda sulla vocazione, e la terza sulla missione della famiglia, racchiude davvero molti aspetti.

Si è parlato davvero così tanto dell’accesso alla comunione eucaristica per i divorziati e risposati?

Il tema dei divorziati e risposati è stato affrontato solo nella terza parte, durante la terza settimana. È falso, quindi, dire che si è parlato tutto il tempo di questo. Non abbiamo inoltre affrontato nel dettaglio la questione del cammino di accompagnamento rivolto a queste coppie, perché non credo fosse compito di un Sinodo consultativo. Su questi temi, infatti, la decisione spetta al Papa. Il Sinodo ha fatto riferimento alla Familiaris Consortio, riflettendo e discutendo piuttosto sull’accoglienza da dare a queste persone, su come accrescere la loro fede, non farli sentire esclusi, e accrescere il loro impegno nella comunità ecclesiale. Della possibilità per queste persone di accedere alla comunione eucaristica non abbiamo discusso molto.

Prima della Relatio Finalis i padri hanno voluto pubblicare una dichiarazione sulla situazione delle famiglie in Medio Oriente, Africa e Ucraina…

È stato un messaggio simbolico per far conoscere la vicinanza della Chiesa alle famiglie disperse o perseguitate a causa dei conflitti o delle migrazioni. Di loro si è parlato molto nel Sinodo. Il fatto che tutti i vescovi del mondo a Roma esprimano questa preoccupazione è un segnale forte verso chi è vittima di queste tragedie.

Quali sono le principali sfide per la famiglia oggi?

Innanzitutto, fare della pastorale della Chiesa una pastorale familiare. In ogni epoca ci sono sfide diverse con cui confrontarsi per far sentire le famiglie parte di una vera comunità, che le supporti nell’educazione dei figli e nella “preparazione remota al matrimonio”, che inizia già da piccoli. L’accompagnamento deve esserci poi anche nei primi anni di matrimonio, nelle difficoltà, ma anche nei momenti di gioia e di cambiamento, come l’arrivo dei figli. In secondo luogo, c’è bisogno di trasformare le famiglie in un soggetto attivo della pastorale, per permettere loro di aiutarsi a vicenda. Infine, è fondamentale la formazione dei sacerdoti, che su questo tema deve essere non solo teologica ma multidisciplinare.

La Chiesa sarà in grado di dare delle risposte a questi ed altri problemi, come il calo dei matrimoni, delle nascite, la crisi economica, ecc.?

Il Papa ha detto che non possiamo fare un catalogo dei problemi e formulare per ognuno una risposta specifica. La Chiesa deve fornire le linee guida per formare la pastorale, che indica come rispondere a determinati bisogni e sfide, che variano anche a seconda dei contesti geografici.

Le dichiarazioni di Charamsa, la lettera dei 13 cardinali, la presunta malattia del Papa: quanto hanno pesato?

I padri non hanno discusso né della malattia del Papa, né delle dichiarazioni fatte il giorno prima dell’apertura dei lavori. Riguardo la questione della lettera, dopo la prima settimana, uno dei padri sinodali ha preso la parola per criticare alcuni aspetti del metodo. Il giorno seguente il Papa ha risposto, in modo generale, a tutti sul problema da lui sollevato. La cosa si è risolta quindi velocemente: tra questo intervento e la risposta del Papa, infatti, è passata solo una notte. Perciò la copertura mediatica di questa vicenda è apparsa sproporzionata. Ma forse c’era bisogno di trovare degli scoop.

E sugli omosessuali invece?

Degli omosessuali abbiamo parlato veramente poco. Quando l’abbiamo fatto è stato soprattutto a proposito delle famiglie con all’interno persone di questo orientamento, per discutere il modo migliore di essere loro vicini e di non discriminare queste persone. Il tema era, infatti, quello della famiglia e del matrimonio, e quando parliamo di famiglia e matrimonio parliamo di una donna e un uomo aperti alla vita, per tutta la vita, con fedeltà. I media e la gente comune aspettano al varco la Chiesa su questi temi considerati spinosi. Ma questo non era un Sinodo convocato per rispondere alle domande dei media. Era un Sinodo per il Papa e per la Chiesa.

Ecco, appunto, come si pronuncerà il Santo Padre?

Cosa farà il Papa con il risultato di questo Sinodo non lo so. I padri aspettano un’esortazione apostolica per la Chiesa, ma sarà lui a decidere. È stato proposto di creare una commissione per sviluppare i risultati. Ma poi starà al Santo Padre riprendere i diversi temi. Vedremo. Il Papa ha l’abitudine di sorprenderci.



Come definisce in una parola la sua esperienza?

Ho sperimentato la universalità e cattolicità della Chiesa ed è stata una grande esperienza di condivisione. Abbiamo discusso della famiglia, ma abbiamo anche vissuto come una famiglia tra di noi. E tra gli aspetti più belli c’è stato senz’altro questo: lo spirito familiare.

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