Cronache

"La nostra Chiara citata dalla Meloni, diceva: se ami tutto è un dono"

Parlano i genitori di Chiara Corbella Petrillo, una delle 16 donne citate dalla Meloni nel suo discorso alle Camere: "Non ce lo aspettavamo, è stato commovente"

"La nostra Chiara citata dalla Meloni, diceva: se ami tutto è un dono"

Maria Anselma cucinava, Roberto, nella stanza accanto, aiutava preparando la tavola. È una giornata ordinaria in casa Corbella. Poi il suono del cellulare accompagnato dalla vibrazione. È un amico che scrive. Roberto legge il messaggio WhatsApp ma non ci crede: "La presidente del Consiglio ha nominato Chiara", c’è scritto. È il primo. Nel giro di poco ne arriva un altro, poi un altro ancora. Roberto adesso inizia a pensare che non siano allucinazioni. Accende il televisore e chiama la moglie.

Sullo schermo passano le immagini del discorso programmatico di Giorgia Meloni: "Penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo sulle nostre teste", scandisce la nuova premier. Nel pantheon di donne "che hanno osato per impeto, per ragione o per amore" c’è anche Chiara Corbella Petrillo. Il suo è l’ultimo dei sedici nomi evocati dalla Meloni. Sta lì come un sigillo, come a dire che in fin dei conti l’amore è il più universale e forte degli esempi. È ciò che muove il sole e le altre stelle, diceva Dante. Che emozione è stata? Roberto non ha dubbi: "Grande e inattesa, non ce lo aspettavamo proprio, ci ho messo un po’ a convincermi che fosse successo davvero". "È stato bello, commovente e al tempo stesso consolatorio. Siamo orgogliosi che Chiara sia entrata in una rosa di donne che hanno dato tanto al Paese", gli fa eco sua moglie.

Entrambi seduti attorno al tavolo del soggiorno, sfogliano i ritagli di giornale, le fotografie, le lettere. Raccontano la storia di una bimba con lo sguardo dolce, che suonava il piano e poi anche il violino, giocava a fare la modella salendo e scendendo le scale di casa. Una bambina spensierata come tante che già da piccolissima parlava con Dio. "Ogni giorno si ritagliava del tempo per pregare e interrogare il Signore, si metteva in ascolto", ricorda Maria Anselma. È lì, in quel dialogo costante e schietto, a tratti quasi confidenziale, che ha sempre trovato lucidità e risposte. Come quando a 18 anni sceglie tra tanti Enrico Petrillo, il ragazzo che diventerà suo marito. Dopo sei anni di fidanzamento, caratterizzati da alti e bassi, decidono di sposarsi il 21 settembre del 2008 ad Assisi. Di ritorno dal viaggio di nozze Chiara scopre di essere incinta.

Passano cinque mesi e i medici le comunicano che la bambina, Maria Grazia Letizia, sarebbe nata con una rara malformazione del cranio. In molti le consigliano di interrompere la gravidanza, ma lei sceglie di portarla a termine. Farà lo stesso con il suo secondogenito, Davide Giovanni, affetto da una malformazione viscerale. "La diagnosi per entrambi era di incompatibilità con la vita, ma Chiara li ha voluti accompagnare, permettendo a noi di poterli conoscere ed abbracciare, anche se per pochissimo tempo", raccontano commossi i genitori. Nel 2010 arriva una nuova gravidanza. Chiara la accoglie con entusiasmo. Il bimbo è sano, perfettamente sano. Stavolta però a vacillare è la salute della mamma. Prima una ferita sulla lingua, poi gli accertamenti che confermano i sentori più cupi: è un carcinoma e bisogna intervenire immediatamente.

"Si è sottoposta ad un primo intervento, dolorosissimo ma in anestesia locale, quindi non pericoloso per la salute del bimbo che portava in grembo. La prassi in questi casi prevede una seconda operazione per asportare i linfonodi, più rischiosa e in anestesia totale", spiega il papà. A quel punto la giovane si trova davanti ad un bivio. La chiarezza di pensiero e la sicurezza di sempre la guidano in una direzione impervia e sconosciuta. Si opererà ancora, ma non in quel momento: prima vuole dare alla luce suo figlio Francesco. Il bambino nasce il 30 maggio del 2011. È bellissimo come sua madre. Il 3 giugno Chiara viene subito sottoposta alla seconda parte dell’intervento. Inizia anche la chemioterapia ma "il drago", come lo chiama lei, ormai si è preso tutto: linfonodi, polmoni, fegato. Ha raggiunto persino l’occhio destro. Lei lo coprirà con una benda quando la malattia arriva ad offuscarle anche la vista.

Il 13 giugno del 2012 Chiara muore circondata dall’affetto dei suoi cari. "Fino ad allora avevo sempre creduto che tra la vita della mamma e quella del bambino fosse più logico e sensato dare priorità alla prima, Chiara invece mi ha indicato una strada diversa", continua Roberto. "Se fosse andata nella direzione che avevo immaginato io, non avremmo avuto la certezza di averla ancora accanto e sicuramente non avremmo qui Francesco". Quel bimbo che oggi ha 11 anni è l’incarnazione dell’amore per cui si può sfidare tutto. "Assomiglia molto a Chiara, non solo fisicamente: ha il suo stesso carattere, le sue inclinazioni. Tenerlo in braccio è come poterla stringere ancora", dice Roberto, stavolta senza riuscire a trattenere le lacrime.

Questa giovane madre, scomparsa a soli 28 anni, non è andata sulla Luna, non è stata la prima donna ad ottenere prestigiosi incarichi istituzionali, non ha vinto il Nobel, né compiuto imprese mirabolanti. La sua grandezza sta nella semplicità e nella scia luminosa di fede e coraggio che ha lasciato dietro di sé. Forse diventerà santa, al termine del processo di beatificazione aperto dalla Chiesa cattolica nel 2018. "Ha sempre vissuto con serenità, riuscendo a trovare il lato positivo anche in ciò che sarebbe potuto sembrare tragico, un insegnamento prezioso in questi tempi di incertezza e crisi", spiega la mamma. Tra le mani ha l’ultima lettera che Chiara ha scritto a Francesco nel giorno del suo primo compleanno.

In quelle parole c’è la forza dirompente del suo messaggio: "Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono".

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