di Maria Ausilia Zucchella*
È un problema sempre più sentito l'«utilizzo patologico» della tecnologia digitale, legato all'uso di pc, tablet o smartphone. A tale abuso, spesso molto simile a quello per le sostanze, possono essere legati sintomi fisici e psicologici, e malesseri, quali, cefalee, stanchezza, depressione, stati ansiosi, irritabilità, insonnia, nonché scarso desiderio di relazione con gli altri. La dipendenza è quindi legata non solo agli stupefacenti e/o alcool, fumo e cibo, ma è spesso associata a una modalità subdola che viene scambiata, infatti, per semplice cattiva abitudine o vizio. Questa ««sudditanza tecnologica» può arrivare a vere sindromi ansiose che portano le persone a sviluppare comportamenti talvolta compulsivi quali: continuare a controllare le email o il cellulare, aumentando smodatamente il tempo passato online e, nei casi estremi, disinteressarsi per qualsiasi altra attività. Come fare per prevenire questo rischio?
È necessario non perdere il contatto con il mondo reale, incrementando il numero di attività all'aperto e adoperando un timer per l'utilizzo del pc. Un aspetto importante è rappresentato dalla ricerca di gratificazioni all'esterno del monitor, trovare attività alternative non dissociative, cercando di tenersi concentrati sul presente e sulle cose che ci circondano. La dipendenza dal mondo tecnologico e multimediale fa dimenticare hobby e passioni. È meglio dare una spolverata alle cose che una volta ci coinvolgevano e ci appassionavano.
La risposta a un bisogno compulsivo di utilizzare il pc, può essere, a esempio, un hobby più costruttivo, quale la lettura. Molto utile potrebbe essere, inoltre, la strategia di spegnere il pc appena terminate le operazioni di primaria importanza: questo eviterebbe l'innesco del circolo vizioso.
Il trucco sta nel rendersi conto che la tecnologia costituisce sicuramente un valido aiuto, ma dobbiamo essere in grado di gestirne l'utilizzo, non lasciandoci dominare.
L'autoconsapevolezza rappresenta, dunque, la risposta adeguata alla gestione delle proprie abitudini e necessità di utilizzo dei mezzi tecnologici. È bene trattare la mania da tecnologia, laddove patologica, all'interno di un processo di cura globale della persona, che tenga conto di tutti gli aspetti della personalità.
Una volta guarito il sintomo, si devono indagare le cause che ne stanno alla base, per capire se la tecno-mania si presenta come comportamento isolato o se, invece, è l'aspetto evidente di un disturbo più ampio. Le forme di ossessione non sono, infatti, tutte uguali.
Un grosso pericolo è rappresentato anche dal rischio di cadere in una nuova forma di dipendenza dopo essersi liberati da quella iniziale. In questi casi una dipendenza sembra essersi risolta, ma in realtà è stata sostituita da un altro comportamento compulsivo (come l'abuso di alcolici o di droghe). Resta chiaro, che in alcuni casi può essere necessario un colloquio con uno specialista psicologo, psicoterapeuta che possa aiutare le persone più a rischio a condurre un'indagine obiettiva e finalizzata a intraprendere un percorso mirato alla gestione di un'eventuale psicopatologia.
*P sicologa Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia
del Ciclo di Vita
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